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Post n°399 pubblicato il 07 Aprile 2009 da lifeisnow.napoli
Mancava poco al telegiornale della sera, il Napoli aveva pareggiato a Bologna 1-1 e l'Avellino aveva vinto 4 - 2 contro l'Ascoli in casa allo stadio Partenio. 90° minuto era già andato in onda e in molti nelle loro case stavano mangiando. Alle 19.34 una scossa di terremoto di magnitudo 6,9 della scala Richter della surata di un minuto sconvolse la Campania, l'epicentro fù Conza della Campania (AV) Gli effetti si estesero anche nella Basilicata. Gli effetti furono devastanti, i crolli a migliaia come anche le vittime. Un minuto per cancellare cose e persone, il panico e la paura fanno poi il resto. A Poggioreale crollò un palazzo in via Stadera, probabilmente a causa di difetti di costruzione, causando 52 morti. Crolli e devastazioni avvennero anche in altre province campane e nel potentino, come a Balvano dove crollò una chiesa al cui interno morirono 72 persone, di cui 62 bambini, che stavano partecipando ad una messa. I danni di maggior rilievo furono registrati nella zona sopra detta, che vide numerosi paesi completamente distrutti, ma anche tutta la parte centro-settentrionale della Basilicata fu coinvolta dal disastroso terremoto, lo stesso capoluogo lucano fu distrutto al 64%. L'entità drammatica del sisma non venne valutata subito; i primi telegiornali parlarono di una scossa di terremoto in Campania dato che l'interruzione totale delle telecomunicazioni aveva impedito di lanciare l'allarme. Soltanto a notte inoltrata si cominciò ad evidenziarne la più vasta entità. Da una prospezione effettuata nella mattinata del 24 novembre tramite un elicottero vennero rilevate le reali dimensioni del disastro. Uno dopo l'altro si aggiungevano i nomi dei comuni colpiti; interi nuclei urbani risultavano cancellati, decine e decine di altri erano stati duramente danneggiati. I morti furono 2735, i feriti 8848, i comuni con gravissimi danni 70 e quelli danneggiati 200. Molto interessante, da un punto di vista storico-cronologico, la descrizione che, in tre giorni successivi, il quotidiano Il Mattino di Napoli riportò della catastrofe. Il 24 novembre il giornale titolò "Un minuto di terrore - I morti sono centinaia", in quanto non si avevano notizie precise dalla zona colpita, ma si era a conoscenza del crollo di Via Stadera a Napoli. Il 25 novembre, appresa la vastità e gravità del sisma, si passò a "I morti sono migliaia - 100.000 i senzatetto", fino al titolo che, apparso il 26 novembre, è passato alla storia nella sua drammaticità, tanto che la pagina è esposta in alcuni musei di tutto il mondo quale testimonianza dell'evento: "Cresce in maniera catastrofica il numero dei morti (sono 10.000?) e dei rimasti senza tetto (250.000?) - FATE PRESTO per salvare chi è ancora vivo, per aiutare chi non ha più nulla". La cifra dei morti, approssimativa per eccesso soprattutto per i gravi problemi di comunicazione e ricognizione di quei tragici giorni, fu poi ridimensionata fino a quella ufficiale riportata nella presente voce, ma quella dei senza tetto non è mai stata valutata con precisione in quanto, in seguito, pesantemente influenzata da danni alle abitazioni reali o presunti. La ricostruzione fu purtroppo uno dei peggiori esempi di speculazione su di una tragedia. Infatti, come testimonia tutta una serie di inchieste della magistratura, per le quali sono state coniate espressioni come Irpiniagate, Terremotopoli o il terremoto infinito durante gli anni della ricostruzione si sono inseriti interessi loschi che hanno dirottato i fondi verso aree che non ne avevano diritto, moltiplicando il numero dei comuni colpiti Più di 70 centri sono stati integralmente distrutti o seriamente danneggiati e oltre 200 hanno avuti consistenti danni al patrimonio edilizio. Centinaia di opifici produttivi e artigianali sono stati cancellati con perdita di migliaia di posti di lavoro e danni patrimoniali per decine di migliaia di miliardi. Il numero dei comuni colpiti è però stato alterato per losche manovre politiche e camorristiche lievitando nel corso degli anni. Alle aree colpite, infatti, venivano destinati numerosi contributi pubblici (stime del 2000 parlano di 58.640 miliardi nel corso degli anni) , ed era interesse dei politici locali far sì che i territori amministrati venissero inclusi in quest'area. La ricostruzione, nonostante l'ingente quantità di denaro pubblico versato è stata per decenni incompleta. A Torre Annunziata esistono due quartieri distrutti dal terremoto del 1980, ma malgrado i miliardi stanziati, ancora non è stata completata la ricostruzione. Quei quartieri oggi sono diventati un cancro che ha contaminato l'intera città, divenendo la principale roccaforte della camorra ed una delle più agguerrite piazze di spaccio della regione Campania. Un evento che per chi l'ha vissuto, anche se avevo 4 anni, ha traumatizzato profondamente. Scappare di casa e non sapere quando si potrà tornare, oppure dormire in auto per le prime notti. In 3 in una FIAT panda 30. A quei tempi non c'era una Protezione Civile come la conosciamo oggi, all'epoca scatto la gara di solidarietà da tutta Italia ma ognuno si ritrovò a gestire la propria paura e il destino in quei momenti. In 30 minuti non accorsero le organizzazioni di soccorso ne tanto meno vennerò organizzati campi di accoglienza. Solo giorni dopo quando cominciava la conta delle vittime si cominciò a pensare cosa poter fare per le migliaia di sfollati che per decenni sono rimasti in cointeiner. Ancora oggi nella zona Monteforte Irpino-Mercogliano (AV) esistono famiglie che vivono nei cointeiner. Vivere in un conteiner per 30 anni non è bello sopratutto se attorno a te prolifera la speculazione edilizia. Poesia di Michele Bortone Quel tragico ventitré novembre Pensavo fra un mese è Natale Vai speranza corri anche tu tra loro |
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