Diario di Viaggio

Short Story


Una mia amica mi ha spedito questo breve racconto, scritto da lei. Dopo una attenta lettura e dietro suo nulla osta, ho deciso di pubblicarlo sul mio Blog. Quindi, buona lettura! 
«Non voglio morire… cazzo» Sono su questa strada umida e fredda, sento la pioggia che mi cade sul viso, non riesco a muovere neanche il più piccolo muscolo del corpo e tutto quello che riesco a pensare è che non voglio morire. Ci sono persone intorno a me, urlano e piangono, altre corrono e mi parlano e fanno un casino tremendo. Non riesco a rispondere, ma vedo e sento tutto. Sta arrivando. Il momento meno atteso di tutta la mia vita è finalmente arrivato, e sapete una cosa? Non mi sento sollevato. Non vedo la verità. Non è venuto nessuno a svelarmi il segreto dell’esistenza. C’è solo la sensazione del ruvido asfalto sulla pelle, il sapore salato del sangue sulle labbra, le grida ed i pianti strazianti delle persone, il rumore delle auto che passano, una dopo l’altra, lentamente, mentre i loro conducenti e passeggeri si fermano a guardare inorridite questo triste, macabro e disgustoso spettacolo. Ma che cazzo avranno poi da guardare? Non lo trovate comico? Hanno tutti una paura fottuta di morire eppure, alla prima occasione, tutti si fermano ad osservarla, a guardarla negli occhi. chi con  uno sguardo di sfida le sussurra nell’orecchio: “Te l’ho fatta, vecchia strega, anche questa volta ti ho fregato” e chi invece, con il terrore stampato sul volto, la prega in ginocchio e a mani giunte, quasi come fosse dio, gridando: Ti prego risparmiami! Io non me lo merito!”. Poveri illusi, sperano che sfide e preghiere possano attardare la loro chiamata, ma è tutto inutile. Ma io? Come ci sono arrivato qui? Stavo tornando a casa dopo una giornata normalissima della mia vita normalissima: lavoro, casa, casa, lavoro. Sono un altro signor nessuno che se ne va e toglie il disturbo. Dopo un po’ tutti si dimenticheranno di me e io non avrò fatto nulla di importante. Ma non mi lamento di questo, non ho mai avuto la pretesa di cambiare o salvare il mondo. Non ho mai neanche avuto la pretesa di essere speciale. Non sono niente, ma a questo niente, immobile come il cemento e impotente e indifeso come un neonato, non va proprio giù di dover morire.Sono spaventato, che ne sarà di me? Non potrò più sentire le labbra della mia amata che si posano dolcemente sulle mie la mattina al mio risveglio, perché non ci sarà un risveglio. Non potrò più godere del piacere caldo di un buon sorso di rum che ti scende per la gola, perché la mia gola sarà cibo per vermi entro qualche ora. Non respirerò più il profumo del mare, non sentirò più il calore del sole. Cazzo non c’è un modo per evitarlo? Non sarò più, sarò solo una lapide in più in quell’immenso giardino dove mettiamo i nostri cari e poi ce ne dimentichiamo. Aiuto. Mi sento solo, svuotato, perso, debole. Vorrei che tutti quelli che amo, sappiano quanto li ho amati, e quanto mi dispiace che non potrò più continuare ad amarli. Che schifo. Così questa è la signora Morte? Perché esistiamo allora? Se non possiamo affezionarci alla vita perché viviamo? E dio dov’è? Perché non viene o non manda un cazzo di messaggero a dirmi che non devo preoccuparmi? Cristo! Devo essere stato un cattivo bastardo davvero se neanche l’onnipotente mi degna di un misero sguardo, eppure mi sembrava di essere una brava persona. Ho provveduto alla mia famiglia e ho tentato di fare avere loro tutto ciò di cui hanno avuto bisogno. Ho lavorato sempre come dovevo, sono stato attento a non ferire mai i sentimenti di nessuno, magari non sempre ci sono riuscito, ma se ho fatto del male a qualcuno non l’ho mai fatto con cattive intenzioni. Magari dio non c’è e tutta questa storia della religione è solo una gran palla che ci raccontiamo per vivere più sereni, per non pensare che un giorno non esisteremo più. I miei occhi si fanno pesanti, sto andando, devo salire sul treno senza ritorno e mentre lo faccio, tutto quello che mi viene da dire è: Non voglio morire, cazzo.S.G.