L'uomo ha scoperto la bomba atomica, però
nessun topo al mondo costruirebbe una trappola per topi.
Albert Einstein
IO
La notte chiedo chi sono
sono la sua insonne intimità,
profonda e oscura,
sono la sua voce ribelle.
Velo la mia realtà con il silenzio
e avvolgo il mio cuore nel dubbio.
E triste fisso lo sguardo
mentre i secoli mi chiedono
chi sono
Nazik al-Mala'ika
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Post n°1042 pubblicato il 22 Febbraio 2011 da lightdew
Senza respiro per .. il drammaturgo e il suo monologo in un'unica frase racchiusa in oltre sessanta pagine.. l' attore che si cimenta in una prova impegnativa, per testare la sua capacità oltre l'applauso cinematografico.. il compositore tra i migliori di questo momento, che si unisce al capolavoro di questo connubio artistico. Scena e regia, che possono atterrire, oppure trascinare in un vortice di comprensione che porta ad un baratro di solitudine.
Non so bene cosa aspettarmi stasera. Mi ritrovo in un cantiere, e l'impressione che ne ricavo è quella di rovine, non di costruzione. E' il mio modo di pormi, o la disillusione di quello che vorrei e non è mai. Cantiere dunque, e l'attesa per un divo del cinema, salito forse con tanta facilità al successo. Esce un uomo, invece, ai bordi della vita, e inizia a sputare parole. La sua rabbia è talmente tanta da non lasciarmi indifferente. So che in sala ci sono ragazzine venute soltanto per vederlo, io voglio capire soltanto cos'ha da dirmi, e come lo dirà, attraverso il testo di Koltés. E con fatica inizio il suo viaggio, e non capisco a volte, fatico a gestire la sua rabbia, ma piano piano, comprendo il suo amore, la sua delusione, il suo sentirsi solo. Il corpo ci arriva dal padre, ma i nervi.. quelli ci arrivano dalla madre. Comprendo il suo dolore, nell'amare e nel non esser corrisposto. Comprendo la rabbia, nel sentirsi ingannato, nel non esser creduto. Comprendo il disagio nel sentirsi all'opposizione, messo ai limiti del gioco. E il suo non apparire, e quindi non esser considerato da nessuno. Il suo amore per la madre, e il suo cercarla nel fiume. Io ascolto quest'uomo, parlare con voce di Koltés, e mi stupisco di lui. Lo vedo in trance recitativa. Stupito, accoglie gli applausi, come non fossero per lui. Come se lui non fosse ancora uscito dal personaggio. Come sempre rimango incantata dalla musica, quella musica che tanto amo, e che stavolta è stata creata apposta per questo spettacolo. Uno spettacolo che mi porta in un cantiere, che non costruisce nulla in alto, ma scava nel profondo.
In una rabbia che provoca scintille che si spengono nel buio della sala, lasciando traccia in ognuno di noi
LA NOTTE POCO PRIMA DELLA FORESTA Di: Bernard-Marie Koltés; traduzione Luca Scarlini |
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un saluto a te. grazie per esserci. laura