L'uomo ha scoperto la bomba atomica, però
nessun topo al mondo costruirebbe una trappola per topi.
Albert Einstein
IO
La notte chiedo chi sono
sono la sua insonne intimità,
profonda e oscura,
sono la sua voce ribelle.
Velo la mia realtà con il silenzio
e avvolgo il mio cuore nel dubbio.
E triste fisso lo sguardo
mentre i secoli mi chiedono
chi sono
Nazik al-Mala'ika
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ore 21:00:12 del 6 maggio 1976
Ero a letto. Al tempo dormivo in soggiorno.
Una parte di quella stanza era stata dedicata a me.
Vivevo con i miei genitori che si prendevano cura della madre di mio padre, in un bell'appartamento con due stanze da letto. In una dormivano i miei, nell'altra la nonna.
Io dormivo in soggiorno.
In quella stanza avevano deciso di dividere l'arredamento: un terzo della sala era adibita a stanzetta personale, i rimanenti due terzi, fungevano da salotto.
Il salotto era composto da mobili in legno con vetrinetta e libreria, c'erano inoltre un tavolo rotondo allargabile per le evenienze del caso e due poltrone: le tre pareti di quella parte della stanza erano color beige.
Il "mio" lato aveva invece la carta da parati sulla parete, con enormi disegni geometrici, come andava in quel periodo e sulla stessa fila c'erano una cassettiera, un letto con la possibilità di estrarne un'altro per ospitare i parenti in visita, ed un'enorme scrivania.
Era di venerdi, e miei non c'erano. Erano andati via per il fine settimana, ad accudire l'altra madre ed i parenti in Istria, o forse solo a cercare un pò di spazio per loro, visto che la loro vita era un continuo rimanere all'erta per accudire la madre ammalata.
Di fatto quella sera eravamo sole, io e la nonna malata e invalida. Avevo undici anni ed erano le nove.
Ero andata a letto presto, come sempre accadeva quando il giorno a seguire dovevo recarmi a scuola.
Mi stavo quasi addormentanto quando sentii le gambe che mi tremavano, poi i souvenir di Murano, la collezione di mamma,, iniziò a tintinnare nella vetrinetta ed il letto a scuotersi violentemente.
Nel dormiveglia mi stavo immaginando storie di spiriti e vampiri, ma la realtà era ben diversa.
La nonna con fatica raggiunse lo stipite della porta principale della casa dicendomi che quello era il punto più sicuro, ma ad ogni modo, non avrebbe potuto procedere oltre.
Io le rimasi vicina, con la netta sensazione di non essere al sicuro e soprattutto che non si stesse pensando a me.
Mi sono sentita non amata.
Il giorno dopo scoprì cosa fosse successo.
Pensai a quante persone persero la vita per destino, ma anche per ignoranza, per non sapere come si costruiva, cosa si sarebbe potuto fare, per egoismo, per non abbandonare la propria casa, per stupidità umana, a me tanto nota e tanto comprensibile.
Ho considerato a quanto fosse forte il senso del rifugio in una tana.
Ho pensato a molte cose, ma di quel giorno mi è rimasto addosso un senso enorme di impotenza e di solitudine.
E continuo a vivere in una casa che sicuramente non è antisismica, vantandomi del fatto che vivo in una città protetta dai terremoti perchè zeppa di cavità naturali nel sotterraneo.
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di Sole:
ed è subito sera.
Salvatore Quasimodo