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Un pò di febbre

Post n°1159 pubblicato il 19 Aprile 2013 da lightdew
 




Mi sveglierò una mattina e sarò felice.

Potrò apprezzare il mondo intorno a me e quanto mi è stato donato.

 


 

foto lightdew


 

 

Il mio volto è mutato negli anni.

Dove una volta c'erano sorrisi ora ci sono troppo spesso espressioni di cruccio.

Il mio volto si rattrista e non è soltanto dovuto all'età che avanza.

Forse non so più sorridere.

Eppure ho molti motivi per farlo solo che mi soffermo su quelli che mi fanno impensierire.

Così il mio volto si corruga e le linee d'espressione si fanno più marcate, più dure.

Sul mio volto si imprimono i segni di una guerra alla quale, apparentemente, mi oppongo.

 

A volte mi ritrovo a chiedermi dove sono finiti quei momenti di beautitudine che ricevevo nello stare semplicemente a contatto con la natura.

Sapevo anche perdonare maggiormente.

Oggi mi riesce tutto così difficile.

La consapevolezza, le ferite subite ed inferte, la conoscenza, mi rubano la serenità.

 

A volte mi chiedo quanto io sia ancora capace d'Amare.

 

 

 
Rispondi al commento:
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 20/04/13 alle 07:19 via WEB
Quando ti svegli alla mattina ricordati di essere felice (Confucio)
Mentre scrivevi questa bellissima, sincera e profonda riflessione, parlavo con amici sulla Via della Spada di come la nostra disciplina sia un vettore di serenità. Non è poi troppo strano prendere uno strumento, fosse anche uno di morte come la spada, per farne l’ago di una bussola che punta verso il nostro vero io: dove possiamo trovare la nostra natura più vera e da qui il senso di appartenenza, è questo comprendere la posizione che troviamo nel grande cerchio della vita che regala i momenti più belli, così spero possa essere per te, armata di un obbiettivo piuttosto che di una lama di metallo.
Prendiamo a prestito le occasioni di una disciplina per vedere che questa è paradigma della vita, una disciplina guerriera, nel mio caso, nata per sopraffare lo spirito del nemico ed uccidere, che diventa invece sentiero per sopprimere le malinconie della propria anima e farle respirare quell’amore che sempre viaggia nell’aria portato dal vento.
Lo stato di dolore, sofferenza, timore, la visione delle negatività sono i veri nemici dello spadaccino, lo irrigidiscono invece di renderlo fluido, offuscano la mente con preconcetti e pessimismi quando invece la soluzione è la mente che si libera come vento creando il vuoto di pensieri che non è catatonia, al contrario è l’attenzione meravigliata al piccolo dettaglio, è lo scrutare nell’intimo la rappresentazione della vita.
Allora allo stesso modo con il quale si coglie il momento propizio per l’affondo vincente, si possono allungare le mani e cogliere il frutto della felicità che passa in istanti brevi, ma sempre presenti.
Così leggo la tua fotografia ungherese, con il senso tattile che percepisce l’abbozzo ruvido eppure efficace di una relazione intensa tra le due figure, con il mio vissuto la collego a quella altrettanto essenziale di una scultura in Catalogna, dove ugualmente scarni sono i colpi dello scalpello, eppure il racconto di un dramma che si consuma ne esce più intenso a descrivere un bacio che è passato alla storia, le cose più importanti della vita sono essenziali, come ci insegna sempre la natura.
La superficie della pelle, le contrazioni del visto che si fanno rughe si possono distendere facilmente in un sorriso: amare è come andare in bicicletta, per cui ti esorto per la nostra amicizia a gonfiare le ruote, oliare quello che serve la catena ed attendere il giorno giusto di sole per pedalare un poco sulla costiera, rispondendo agli scintillii del mare quando pare ammiccare complice ai pensieri più leggeri.
Buona Primavera!
 
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