A Room of One's Own

Post N° 8


A costo di essere monotona, voglio riprendere l'argomento che  Lupopezzato e Vegalyrae hanno affrontato nei commenti al post n 5.Entrambi  hanno messo l’accento su quello che anche secondo me è il nocciolo del problema che le donne, ma oserei dire le coppie in generale, devono risolvere, e cioè come conciliare famiglia, figli e lavoro? Scrive VegaLyrae:“Nonostante la struttura della società sia cambiata e nonostante molti uomini siano molto più presenti e collaborativi nella gestione della casa e della famiglia, il ruolo della donna nel mettere al mondo un figlio e nel prendersi cura di lui nei primi anni di vita credo sia qualcosa di difficilmente conciliabile con la carriera. Una donna sui 30 anni è sempre vista come una potenziale madre da parte dei datori di lavoro, quindi non le vengono assegnati ruoli di responsabilità. D'altra parte le donne che hanno raggiunto i vertici di potere hanno in genere dovuto rinunciare ad una famiglia” Quello che VegaLyrae afferma trova riscontro nelle statistiche , che parlano di un aumento, fino a superare il 20%, delle donne che per necessità o per scelta non hanno figli: 1 donna su 5. Alle affermazioni di Vegalyrae fa riscontro quanto scrive Lupopezzato:“l'organizzazione del lavoro .. è tagliata addosso all'uomo come un vestito su misura e la struttura familiare … , ahimè, è invece ancora cucita addosso alla donna. Secondo me il problema grosso perchè la donna sia posta - in ambito lavoro - sullo stesso piano dell'uomo è legato ancora alla gravidanza”.  Sono sostanzialmente d'accordo.Che le aziende, specialmente quelle di piccole dimensioni, che costituiscono la maggioranza della realtà economica italiana, vedano in modo molto negativo la possibilità di una gravidanza delle proprie dipendenti è una realtà che tocco con mano ogni giorno, nel corso del mio lavoro. L’esperienza della maternità che nella vita di una donna dovrebbe essere un momento di realizzazione personale,  di grande emozione e di gratificazione, dal punto di vista di un qualunque datore di lavoro significa solo problemi organizzativi per sostituire la donna assente con diritto alla conservazione del posto di lavoro e costi aggiuntivi per le integrazioni di retribuzione che rimangono a suo carico. Anche il rientro al lavoro dopo la nascita del figlio si scontra con problemi organizzativi non indifferenti: a chi lasciare il figlio ?  Le strutture pubbliche sono ampiamente insufficienti, con costi eccessivi per il bilancio di molte famiglie e orari spesso difficilmente conciliabili con un impegno lavorativo. Suppliscono mamme, suocere, e più raramente baby sitter private. C’è da meravigliarsi se al primo figlio sempre più raramente ne segua un secondo?  Il problema non si risolverà finché resterà un problema delle donne. La soluzione credo che dipenda dal modo con cui la società nel suo complesso si pone di fronte alla maternità: se viene vista come una questione privata, di cui la donna o tutt'al più la coppia deve farsi carico, oppure se i figli vengono visti come un bene comune, di cui la società intera deve farsi carico, approntando le necessarie misure che sostengano la famiglia nell'affrontare questa fase cruciale del suo ciclo di vita.