A Room of One's Own

La scatola di latta


Mi ha emozionato leggere la poesia di Brecht riportata nel post 68 di Lupopezzato.Quella poesia di Brecht per me è una di quelle pagine  di cui parla John Keating nel suo post 152, pagine che contengono una rivelazione, quasi una epifania. La incontrai da ragazzina, in una antologia di Italiano di qualcuno dei miei fratelli, e fu una specie di illuminazione. Nacque leggendola l’interesse per la Storia, che d’un tratto mi fu chiaro essere la storia non di Re, Eroi, Conquistatori, ma di uomini e donne che hanno portato ognuno il proprio singolo mattoncino alla costruzione dell’edificio della civiltà. E’ cominciata così la curiosità di conoscere come si viveva, come si pensava, come si lavorava nelle epoche che ci hanno preceduto, é cominciato così la  consapevolezza che la Storia, quella che viene scritta con la S maiuscola é in realtà la somma di tante storie individuali, di tanti milioni di esseri umani che hanno portato ognuno la propria goccia nel mare, storia di come fare le cose, di come produrre, di come coltivare, di come gestire ogni cosa della vita quotidiana, storia di uomini e donne che dovevano mettere insieme il pranzo con la cena e che per farlo si sono ingegnati, una generazione dopo l’altra, un secolo dopo l’altro. Storia di uomini e donne, di fatti e di idee. I monumenti e le opere d’arte che ce ne sono rimasti sono il segno di tutto questo.  Sono costati sofferenza e forse in tanti casi ingiustizia. Ma sono la “scatola di latta” dell’umanità, dove si conserva la memoria di ciò che é stato. Non voglio ripetere le considerazioni che ParoleMaddalene ha espresso molto meglio di quello che potrei fare io nei commenti. Mi limito a dire che sono del tutto d'accordo con lei. E quanto al fatto che Cristoforo Colombo avrebbe fatto meglio a stare a casa, per dirla con Guccini “...quel suo volo certo vuole dire che bisognava volare...”