A Room of One's Own

c'era una volta la famiglia...


Riordino un cassetto, e mi capita tra le mani una vecchia fotografia: un gruppo di persone sorridenti, strette attorno ad una signora dallo sguardo dolce e dai capelli candidi, seduta elegantemente in poltrona. Subito la memoria ritorna alla sera in cui venne scattata, tredici anni fa: eravamo a casa della signora in poltrona e stavamo festeggiando il suo novantesimo compleanno. L’avevo conosciuta alcuni anni prima, per motivi di lavoro, e poiché era seminferma in seguito ad un grave incidente che aveva subito, quando aveva bisogno di incontrarmi non era lei a venire in ufficio, ma io che andavo da lei, e forse per questo i rapporti divennero presto molto cordiali. Viveva a quel tempo nel ricordo del marito, morto qualche anno prima, e che aveva amato appassionatamente. Mi riceveva nella sua stanza di soggiorno, e mentre prendevamo insieme il caffè mi raccontava che per stare con lui si era messa in urto con la famiglia, appartenente alla buona borghesia cittadina, che non lo accettava accanto a lei, essendo l’uomo all’epoca separato da una precedente moglie dalla quale, si era negli anni trenta, non poteva divorziare. Per poter vivere con lui, mi raccontava di aver interpretato per anni la parte della governante della sua casa, fino a quando, morta la prima moglie, poterono regolarizzare la loro unione. Con grande scandalo dei parenti il matrimonio venne celebrato senza rispettare il periodo di lutto, ma il momento era stato atteso da talmente tanto tempo, che ogni indugio appariva non più giustificato.Non posso evitare di pensare a come siano cambiati i tempi, nel giro solo di pochi decenni. Passo mentalmente in rassegna quante coppie conosco che vivono una unione che di fatto è un matrimonio ma legalmente non lo è. Mi chiedo cosa penserebbe la signora nella fotografia del mio collega, per esempio, che vive da tutta una vita con una donna con cui non pensa affatto di sposarsi,sebbene nessun ostacolo si frapponga, e abbiano avuto insieme anche due figli, ormai grandi. Oggi perfino chi si oppone alla approvazione della legge sulle unioni di fatto non può fare a meno di prendere atto della diffusione di questa modalità di ‘essere coppia’, spesso peraltro adottata in via preliminare e solo per un periodo di tempo, prima di arrivare a formalizzare il rapporto con un ‘contratto ufficiale’ di matrimonio . Io credo che opporsi alla approvazione della legge che ne definisca comunque giuridicamente le modalità, opponendo la scusa di voler ‘salvaguardare’ il valore della famiglia intesa nel modo tradizionale, o focalizzare l’attenzione sulle coppie omosessuali per esasperare sterilmente i toni della polemica, sia un modo molto miope di gestire un fenomeno che esiste anche senza la legge, e malgrado la sua assenza.