A Room of One's Own

Splendore nell'erba


''Though nothing can bring back the hourOf splendor in the grass, of glory in the flower:We will grieve not,But rather find strength in what remains behind.,,
Mamma l’aveva visto a casa mia, e ne era rimasta incantata. Con l’insistenza tenace che solo in certi casi sa avere, non aveva dato tregua finché non lo aveva avuto uguale: un piccolo abete finto, con i rami in fibra ottica che si illuminano in punta di una luce che passa in successione dal bianco al giallo all’azzurro, all’arancio. Lo collocava sotto il portico, vicino alla porta d’ingresso. Bello così, senza bisogno di altro. Ma l’anno scorso, il motorino elettrico è partito, e l’alberello è rimasto spento. Con una indifferenza che già altre volte le ho visto avere per le cose che considera perse, e una determinazione pari a quella con cui l'aveva voluto, mamma era decisa a buttarlo nel cassonetto dei rifiuti. Ho dovuto usare tutta la mia abilità di persuasione per farla desistere dal suo proposito.Nei giorni scorsi abbiamo come ogni anno preparato gli addobbi per le prossime feste.  Tra  le altre cose tolte dallo scatolone, l’alberello che non si illuminava più. Mia sorella l’ha collocato su un tavolino coperto da una tovaglietta rossa con ricami d’oro. Ha rivestito il vaso che lo contiene di una carta verde plissettata, e l’ha fermata con un nastro annodato con un bel fiocco. Abbiamo appeso ai rami ormai spenti palline d’argento, angioletti di perline, fiocchi fatti con il nastro di tulle dorato . L’abbiamo illuminato con un giro di piccole luci occhieggianti tra i rami. E a Natale appoggeremo alla base la capanna con il presepe. E mentre osservavo compiaciuta il risultato ottenuto,  mi tornava in mente  la poesia sentita tanti anni fa in un film del regista Elias Kazan,  ‘Splendore nell’erba’: Se niente può farche ritorni all'erba il suo splendorenè che riviva il fiore,della sorte funesta non ci dorremo,ma ancor piu' saldi in petto di quel che resta godremo(facendo una ricerca con Google ho scoperto che  i versi sono  tratti dall' "Ode on Intimations of Immortality from Recollections of Early Childhood ", dello scrittore inglese William Wordsworth  1770-1850)                                                             
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