A Room of One's Own

Un filo di lana (1)


Da ragazzina  condividevo la mia passione per la lettura con una cugina quasi coetanea. Tra tutte due, di libri non si può dire che ne avessimo molti, ma quelli che avevamo ce li scambiavamo, anche più volte, per leggerli e rileggerli. E un posto di tutto rispetto, nella nostra piccola biblioteca circolante era senz’altro occupato dalla saga delle quattro sorelle March, dalle Piccole donne fino ai Figli  di Jo.Quelle storie in cui le sorelle passano le serate cucendo lenzuola per la terribile zia March mi sono tornate in mente leggendo nel  post 751 di Ossimora  il racconto delle sue fughe strategiche per non dover cadere in deliquio di fronte a manufatti di artigianato femminile. In particolare, la riflessione di Occhiverdetevere, che nei commenti al post di Ossimora citato racconta del suo ribellarsi al tentativo della nonna di insegnarle l’arte dei lavori femminili, mi riporta  alla memoria un capitolo dell’ultimo volume della serie, in cui una Meg ormai diventata signora Brook tiene lezione di cucito alle studentesse del college di Plumfield.  E per associazione di idee,  si ripropone alla memoria una scena, di cui ho già parlato in un’altra occasione: ero con altri bambini a giocare nella soffitta di casa, quando dal fondo delle scale sento mamma che mi chiama: con ferri e lana, voleva insegnarmi a lavorare a maglia.(continua)