A Room of One's Own

Chiare, fresche, dolci acque... (1 di 3)


Le ‘fontanine’ , questo il nome che da bambini davamo alle sorgive che appena fuori dall’abitato costeggiano la strada che dal paese scende al santuario e al fiume. Ci andavamo a giocare e l’acqua che sgorgava dal terreno era così invitante, nelle calde giornate d’estate, che nessuno si faceva scrupolo di berla, prendendola con le mani unite a coppa. Oggi un simile gesto sarebbe impensabile. Ma apparentemente non è solo l’acqua delle sorgive ad essere poco sicura: leggevo qualche tempo fa un articolo in cui si diceva che il ministero della Salute accorda con una certa disinvoltura deroghe ai limiti di sostanze nocive che possono essere tollerate nell’acqua cosiddetta potabile che esce dai rubinetti di casa. Stando a quello che ho letto, tra le regioni che hanno recentemente ottenuto queste deroghe c’è la regione Lazio, in cui l’acqua potabile contiene troppo arsenico, fluoro, selenio e vanadio, mentre nelle acque della regione Toscana si eccedono i limiti fissati per boro, arsenico, e trialometani. Non sono un chimico, e forse mi sto lasciando suggestionare dalle parole che non conosco ma penso che probabilmente è per questo motivo che gli affari dei produttori di acqua in bottiglia vanno a gonfie vele, come sottolinea  elly611  nel suo post n. 199.  Ci si illude che solo perché è pagata  fino a diecimila volte di più di quella che esce dal rubinetto sia più sana e più sicura, anche se poi la maggior parte di noi non saprebbe distinguere l’acqua in bottiglia da quella del rubinetto se dovesse giudicarla ad occhi bendati.Non so dove ho letto che ci vogliono quaranta giorni di digiuno per morire di fame, ma bastano quattro giorni senza acqua per morire di sete. Ma anche bere un bicchier d’acqua, oggigiorno, sembra diventata una cosa piuttosto complicata. (... continua...)