A Room of One's Own

Alita e gli altri


“Ciao Anna, non sapevo che avessi un cane. Sbaglio o è la prima volta che, anche se di striscio, ne parli?”Così mi scrive Lupopezzato in risposta ad un commento che ho lasciato nel suo blog. In realtà, io non ho un cane, nel senso che il cane a cui mi riferivo nel commento citato non appartiene a me, ammesso e non concesso che possa appartenere a qualcuno.  Però cani, a casa, ne ricordo da sempre. Il primo di cui abbia memoria era un  Collie bianco e nero, e chiaramente, in ossequio ai telefilm che si trasmettevano in televisione a quei tempi, non poteva chiamarsi che Lassie, anche se  ancora oggi mia mamma é convinta che Lassie fosse non il nome ma la razza del cane. Ero ancora alle elementari quando morì, e papà lo seppellì nell’orto. In seguito ci fu un cane pastore tedesco. Quando nel 1985 ci fu quella nevicata eccezionale che ci isolò in paese per una settimana, mentre tutti gli uomini erano impegnati a spalare neve, si allontanò da casa e non tornò più. Dopo qualche tempo arrivò Black. Era un pastore belga, e naturalmente era nero. La sera aspettava papà che tornava dal lavoro, lo seguiva mentre sbrigava i suoi lavori nell’orto, poi entrava con lui in cucina e si accucciava in parte alla sua sedia intanto che cenava. Ricordo quando papà tornò dall’ospedale dopo essere stato operato per un tumore ai polmoni. Papà scese dalla macchina intanto che io aprivo il cancello, e Black  non stava nella pelle nel riconoscerlo, voleva scavalcare la ringhiera per corrergli incontro. Papà aveva temuto che da quell’ospedale non sarebbe mai tornato vivo, e di fronte a quell’accoglienza  scoppiò a piangere.Quando Black, ormai vecchio e quasi cieco si ammalò e fu necessario chiamare il servizio veterinario per farlo portar via, mi sembrò un presagio di sventura. Non passò molto tempo che anche papà si ammalò di nuovo e morì. Per qualche anno non ci furono altri cani in casa, finché non arrivò Alita, una piccola femmina di Beagle. La portò a casa che era ancora un cucciolo con l'argento vivo addosso il ragazzo di mia sorella, ma ora loro stanno  a Milano, e Alita è rimasta con noi al paese. Quando arrivò, mamma fu categorica, per nessun motivo la voleva in casa, e le venne sistemata una cuccia nel cortile sul retro della casa.  E’ cresciuta sola,  e questo l’ha resa indipendente,   curiosa del mondo che le sta intorno. Benchè il cortile di casa non sia piccolo, non si fa a tempo a lasciare il cancello socchiuso che non le sembra vero di poter scappare. Mi dicono che sia la sua natura, e non ho difficoltà a crederlo. Perciò dico che non appartiene a me e probabilmente neppure a nessun altro.