A Room of One's Own

Perchè in Darfur?


Oggi si svolge a Roma la manifestazione organizzata per sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto avviene in Darfur. Un genocidio che ha finora fatto centinaia di migliaia di vittime, e milioni di sfollati, e che si consuma nell’indifferenza dell’opinione pubblica mondiale. Non si capiscono forse gli interessi in gioco, non fa notizia perché in fondo i grandi protagonisti delle guerre attuali sembrano assenti. Ma questo è solo apparenza. Il Sudan è uno dei più grandi stati africani, con buone risorse di petrolio, nello sfruttamento delle quali è particolarmente attiva la Cina. Ed ecco spiegato perché proprio la Cina ponga il veto all’intervento dell’ONU nella regione. Inoltre, come ho già sottolineato in un precedente post, il Sudan è situato in una posizione strategica per controllare le acque del Nilo, da cui dipende  l’approvvigionamento idrico dell’Egitto. E l’acqua è in questa regione, come dovunque, anche più preziosa del petrolio.  Il genocidio che si sta consumando in Darfur si inserisce nel più ampio quadro della situazione del medio oriente, ed è emblematico del fatto che quando ci sono in gioco interessi economici molto grandi, non ci sono diritti umani che tengano. E’ questo il modo di operare che vogliamo continuare a permettere? Perché conflitti del genere, per l’accaparramento di risorse scarse saranno sempre più probabili in futuro,  anche secondo quanto è contenuto in un promemoria distribuito dalla Gran Bretagna ai membri Onu il 5 aprile 2007, in cui si sostiene come grande parte del mondo rischi di divenire inabitabile a causa dell'innalzamento dei livelli del mare, della diminuzione di acqua fresca o di terra adatta all'agricoltura.Ci sono stime secondo le quali fino a 200 milioni di persone rischiano di essere obbligate a spostarsi entro la metà del secolo, e il risultato della migrazione dalle zone rurali alle città e lungo i confini internazionali rischia di incrementare il  potenziale per l'instabilità e il conflitto, dice il documento presentato all’Onu.    Vogliamo continuare a risolvere i problemi sterminando le popolazioni che, per il fatto di esistere, sono di volta in volta di impedimento agli interessi del più forte di turno?Oggi tocca al Darfur. A chi toccherà domani?