A Room of One's Own

La mia Beatrice


“C'è sempre un'altra donna ben radicata nei momenti chiave di crescita, di nascita, di dolore, di cambiamento, di morte.” Riflettendo su  queste parole che  Odio_via_col_vento scrive  nel suo post n.147 il pensiero ritorna alle donne che ebbero per me quel ruolo che Dante attribuì a Beatrice, di accompagnarmi dove dovevo arrivare, scomparendo dalla mia vita dopo averlo assolto. Il mio primo spirito guida fu certamente una amica che avevo  a quindici anni. La incontravo alla domenica, all’oratorio delle suore. Era più vecchia di me di un anno, e non ricordo come diventammo amiche. Frequentava il liceo, e forse era questo ad affascinarmi, perché all’epoca io a scuola non ci andavo. Quando superai l’esame di licenza media, inizialmente i miei genitori  decisero di trovarmi un posto di lavoro, in qualche laboratorio del paese. Trovarono effettivamente un’artigiana che mi avrebbe preso a lavorare a settembre, al rientro dalle ferie. Era tutto deciso,ero già anche andata in comune a fare il libretto di lavoro, ma in quel laboratorio non  misi mai piedeUn giorno di quell’estate, la mia amica mi invitò ad unirmi a lei e ad un’altra sua compagna di classe per andare alla palestra della scuola, per un allenamento in vista di una partita che avrebbero dovuto disputare. Di quel giorno l’unica cosa che ricordo fu che ritornai a casa bagnata come un pulcino, perché la corriera ci aveva lasciato al paese precedente a quello dove si trovava la scuola, e avevamo quindi un bel tratto di strada da percorrere a piedi, ma mentre camminavamo scoppiò un temporale e ci inzuppammo fino al midollo. Però dopo di allora cominciai a far opera di persuasione con i miei genitori, e da settembre la corriera del comune che serviva al trasporto studenti mi scaricò regolarmente davanti alla scuola, per i successivi cinque anni.