A Room of One's Own

Combray e le raganelle


Quando il narratore della Recherche racconta delle passeggiate che faceva con i genitori nei dintorni di Combray, dice che c’erano due percorsi predefniti: dalla parte di Méséglise e dalla parte di Guermantes. Questa distinzione mi viene sempre in mente quando, la domenica pomeriggio, esco a passeggio con Alita. Lei sa che quando sono a casa la porterò fuori,  e staziona pazientemente davanti alla porta di casa, aspettando che arrivi il momento in cui uscirò con il guinzaglio per la nostra passeggiata. Se l’ora in cui uscire posso sceglierla io, nel primo pomeriggio d’inverno, quando le giornate son corte; verso sera d’estate, per evitare il caldo eccessivo del sole a picco, il tragitto della passeggiata però lo sceglie lei. Possiamo prendere a destra, verso il santuario, o a sinistra, verso il castello. Dalla parte del castello le case sorgono a ridosso l’una dell’altra, con gli usci che si aprono direttamente sui vicoli, e le finestre del pianterreno protette da grate di ferro. Il tragitto prosegue passando dietro il campanile,  e poi prende per una strada che si inoltra spoglia e assolata in mezzo ai campi, fino al fiume. Quando prendiamo invece dalla parte del santuario, di solito percorriamo prima il viale alberato che conduce verso il cimitero, svoltiamo verso il quartiere che è sorto negli ultimi anni all’estremità del paese, con le strade ampie e costeggiate da giardini pubblici, attraversiamo il ponticello che scavalca il canale in cui confluisce anche l’acqua delle fontanine, e arriviamo alla chiesetta consacrata alla Madonna poco fuori dall'abitato. È stato lì, appena scese dal ponticello, mentre Alita si dissetava all’acqua di una sorgiva, che domenica scorsa le ho sentite. Dapprima non le ho riconosciute, il loro verso come un’eco in sottofondo, si confondeva, nell’aria ferma e calda del pomeriggio già estivo, col petulante cinguettio degli uccelli, e con il rumore delle poche macchine che passavano. Ma poi Alita, anziché risalire come al solito, dopo aver bevuto, si é portata verso il lato opposto del piccolo specchio d’acqua, la coda tesa e ferma, il muso col naso fremente, proteso ad annusare l’aria. Ed allora le ho sentite: erano le rane, ad aver attirato la sua attenzione, il loro gracidare monotono e regolare che ritmava il silenzio. Mi sono ricordata della meraviglia di Liberante, nel post n 347 , all’udirle gracidare nel suo canale. E mi son ricordata il verso di quella poesia: …e qualcuno s'obliaad ascoltare quel che voi dite alle piccole stelle, o raganellemalate di malinconia.