A Room of One's Own

Una stufa che cammina


La mia prima macchina l’ho avuta a 18 anni, e fu una cinquecento, di terza o quarta mano. Ci pensavo leggendo il post n.905 di Vieniviaadesso nel blog di Ossimora , e le sue considerazioni sulla presentazione della nuova Cinquecento della Fiat.In famiglia una macchina già c’era, una vecchia e pesante Giulia Alfa Romeo,  ma era di papà, che la usava per andare al lavoro, quindi non era mai a casa e non ci si poteva far conto. Confesso che mi intimidiva anche un po’ guidarla, credo di averci provato in tutto un paio di volte. La cinquecento invece, almeno per un anno, finchè anche mia sorelle non prese la patente,fu solo mia e arrivo’ alcuni mesi dopo la patente: papà la comprò senza  che nessuno gli avesse chiesto di farlo, e senza consultare nessuno in merito, come del resto era sua abitudine fare.Pure vecchia come era, mi sembrò perfetta per me: mi dava finalmente il modo di non restare confinata in paese, di potermi muovere senza il vincolo soffocante degli orari e del tragitto della corriera. “Bene di consumo emozionale”: non so bene cosa significhi, ma per me l’emozione dell’automobile era solo questo : possibilità di muovermi con una certa autonomia, e questo è quello che ho continuato a vedere anche in seguito in una macchina. E resto del tutto indifferente alle promesse suadenti della pubblicità, alle lusinghe delle innovazioni tecnologiche e alle sollecitazioni estetiche dei nuovi modelli. Per venticinque anni, dopo la cinquecento ho guidato una Panda. Non sempre la stessa Panda, cinque Panda diverse, in successione. E di  fronte all'entusiasmo per l'acquisto di un nuovo modello mi sento sempre un po' a disagio:perché  forse non mi spingerei a definire l’automobile una stufa, ma  per il mio concetto di macchina é necessario e sufficiente  che cammini. Questo solo e nient'altro.