A Room of One's Own

Remigini


Primo giorno di scuola. Vedendola scendere dalla scala, col suo grembiulino nero troppo grande ( ma crescono a vista d’occhio, e prima che sia finito l’anno scolastico le andrà piccolo) con il colletto bianco e il fiocco rosa, la grande cartella colorata, non posso evitare di ripensare a un primo giorno di scuola di tanto tempo fa.Ci chiamavano ‘i remigini’, perché l’inizio dell’anno scolastico era fissato per tutti al primo ottobre, festa di San Remigio. Le mostro le vecchie foto, bambini di quarant’anni fa che non sono poi così diversi da lei, ma siamo io e suo papà, stesso grembiule, stesso fiocco a chiudere il colletto bianco, ma la foto è in bianco e nero, e il rosa e il blu del fiocco bisogna immaginarli.Ricordo che arrivammo in ritardo, quel primo giorno di prima elementare, le maestre avevano già raggruppato le rispettive classi, e ricordo che non avevo il grembiulino, la sarta non aveva fatto in tempo a finirlo, e mamma mi aveva messo un vestitino scuro, perché non saltasse troppo all’occhio questa anomalia.Non ricordo cosa avvenne dopo, la memoria mi rimanda solo un cortile affollato di bambini vocianti, e nient’altro.“Allora, come è andata? Cosa avete fatto di bello?” le chiedo al ritorno.“ Abbiamo fatto delle cose, e ho anche preso un voto” e mi mostra orgogliosa il suo quaderno con il disegno di una bambina, la data ( ma mi fa notare che in settembre si è dimenticata la B) e la scritta ‘io sono a scuola’.A me ci volle un po’ più tempo perché fossi capace di scrivere una intera frase, sia pure con un errore di ortografia. Ma erano altri tempi.