A Room of One's Own

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Mia mamma spesso mi fa spegnere il televisore, quando trasmettono il telegiornale. ‘Raccontano troppe brutte cose, preferisco non sentirle perché mi fanno star male’ . E anche se le dico che il non ascoltarle  raccontare non le farà per questo venire meno, spengo e aspetto quando lei non c’è per aggiornarmi su quello che succede nel mondo. Però ci sono volte in cui, di fronte a certe notizie, penso che ha ragione lei,  in cui pur ascoltandola  preferirei che la notizia non fosse stata data, non a quel modo, non con quella minuziosa descrizione delle modalità con cui la cosa è successa. Come nel caso della ragazza rapita e seviziata negli Usa di cui parla anche Mara nel suo post n.720. O come nel caso del ragazzo torturato da un gruppo di coetanei in Italia, di cui ho sentito la notizia ieri sera al telegiornale. La crudeltà gratuita mi colpisce sempre come un pugno allo stomaco, ma oltre a questo mi chiedo sempre se proprio le descrizioni così dettagliate dei modi in cui qualcuno ha infierito sulle sue vittime non finisca per provocare in altri un desiderio di imitazione, se non sia l’occasione di ispirare in altre menti l’idea di fare altrettanto, e se non sarebbe meglio ‘stendere un velo pietoso’, non nel senso di nascondere l’accaduto, ma nel senso di non indulgere in descrizioni che servono solo a sollecitare la curiosità morbosa del pubblico. Si dice che la realtà spesso supera la fantasia. Io penso invece che realtà e fantasia siano strettamente correlate, e che siano di stimolo l’una all’altra, determinandosi a vicenda. E certe fantasie preferirei che non venissero tanto sollecitate.