Nel momento in cui ci si pone in veste di educatori si trasmettono necessariamente un complesso di atteggiamenti, convinzioni, valori, che sono ovviamente propri dell’educatore, e che condizioneranno, inevitabilmente il modo di essere e di pensare del bambino. C’è una differenza sostanziale tra insegnare al bambino una preghiera e insegnargli a comportarsi con rispetto verso gli anziani, o a lavarsi le mani prima di mangiare e i denti dopo mangiato? Mi torna in mente, a questo proposito, un famoso passo dei Promessi Sposi, e ciò che Manzoni narra riguardo all'educazione di Gertrude, la futura Monaca di Monza: "Bambole vestite da monaca furono i primi balocchi che le si diedero in mano; poi santini che rappresentavan monache. [omissis] Nessuno però le disse mai direttamente: tu devi farti monaca. Era un'idea sottintesa e toccata incidentemente, in ogni discorso che riguardasse i suoi destini futuri. " Ma anche senza arrivare a questi estremi, é ovvio che qualunque scelta educativa opera dei condizionamenti sul bambino, anche quando, ragionando per assurdo, si dovesse scegliere di non educare, e di astenersi quindi dall’impartire qualunque tipo di insegnamento. L’essenziale, io credo, è che venga lasciata poi la libertà, una volta raggiunta l’età della ragione, di analizzare criticamente gli insegnamenti ricevuti e di accettarli o rifiutarli, secondo il proprio convincimento. E questo non mi risulta che il battesimo abbia mai impedito a qualcuno di farlo.