A Room of One's Own

Il cubo


Nel cubo di Rubik mi ero sicuramente già imbattuta da ragazzina, ne ho un vago ricordo, ma non credo che a quel tempo mi sia riuscito di ottenere un qualsiasi risultato apprezzabile. La delusione e il desiderio di rivincita devono tuttavia aver covato in qualche angolo della mia testa per tutto il tempo, finché, un giorno di qualche anno fa mi venne questo improvviso e irresistibile impulso di riuscire a ricomporre le sei facce del mitico cubo. Non fu difficile procurarmi il gioco, e per qualche tempo divenne una specie di idea fissa: appena avevo un po’ di tempo, ecco che il fatidico cubetto compariva tra le mie mani, suscitando i commenti tra l’ironico e il divertito di chi mi vedeva armeggiare a girare  e rigirare le diverse sezioni da ricomporre. Quando dopo innumerevoli tentativi mi riuscì di ottenere una intera faccia del cubo tutta dello stesso colore, mi sembrò di essere finalmente a un passo dalla soluzione, ma naturalmente appena cercai di completare una seconda faccia, rovinai inesorabilmente la prima. Devo darmi atto che dove difetto in prontezza e  perspicacia, supplisco di solito con la tenacia, come quel personaggio del libro Cuore, Garrone, che con i pugni stretti e la testa tra le mani china sui libri, senza essere un’aquila riesce a ottenere il premio di miglior studente della classe. Di fronte agli evidenti insuccessi iniziali non mi detti per vinta,  cercai in internet spiegazioni sui metodi di soluzione,  e trovai un sito in cui,  con una grafica in movimento, venivano fornite le spiegazioni del caso: scoprii così che l’errore che commettevo era di non tenere il cubo fermo nella stessa posizione, mentre si girano le varie facce, e il trucco per arrivare alla soluzione sta  nell’impostare  la ricomposizione partendo da uno spigolo. Anche con questi suggerimenti, ci volle un po’ perché , lentamente, sbagliando e ricominciando innumerevoli volte, riuscissi finalmente a restare solo con tre o quattro    tasselli ancora da sistemare.  Ammetto  che per terminare non mi bastarono le mie sole forze, ma tornai a studiare attentamente la grafica e le spiegazioni di quel sito di cui dicevo prima: con calma e con metodo, seguendo attentamente le indicazioni che  venivano date anche gli ultimi tasselli trovarono infine la loro giusta collocazione. Una volta ottenuto il risultato e dimostrato a me stessa che ero in grado di farlo, ben presto l’interesse per il gioco scemò fino a scomparire. Il cubetto ricomposto rimane, a futura memoria, in un cassetto della scrivania : però immaginate la mortificazione nel vedere nei giorni scorsi sulla home page di libero un filmato in cui viene ricomposto in meno di otto secondi!click