A Room of One's Own

Sei gradi di separazione


Non saprei dire, neanche in via di supposizione, quanti siano i frequentatori abituali del mio blog. Per dirla con Guccini, ''vendere o no, non passa fra i miei rischi''  e non ho esitato a disattivare il counter quando Libero lo ha reso disponibile, perché non è l’audience il motivo che mi tiene qui a scrivere. Tuttavia, credo che con un po’ di buona volontà potrei considerarmi nella media, se è vero che un blog ha mediamente dai cinque ai dieci lettori abituali. Questo è la valutazione che viene correntemente data del pubblico di un blog, e anche se detta così non sembra essere una situazione esaltante, mi è piaciuta molto la lettura che ne ha fatto un giornalista de Il Sole 24 ore, Luca De Biase. Ecco quello che scrive, in un suo lavoro di recente pubblicazione:“ …non è il singolo blog a contare. Non è l'audience di un singolo sito a essere importante. È la rete. […] Le piccole chiacchiere abituali che la maggior parte dei blogger scambia con i pochi amici e corrispondenti non sono decisive nel riquadro del sistema dell'informazione: ma tengono insieme la rete. È come la corrente elettrica che tiene acceso il computer: non sempre si batte sulla tastiera un testo fondamentale, ma quando occorre farlo il computer è pronto. I blogger fanno lo stesso: chiacchierando del più e del meno tengono accesa la rete e quando hanno un messaggio importante da lanciare o rilanciare, lo fanno con efficienza straordinaria.”  Leggendolo mi è tornata in mente la teoria dei sei gradi di separazione, secondo cui ciascuno di noi può arrivare a mettersi in contatto con un’altra persona qualsiasi con mediamente sei passaggi intermedi, qualunque sia la persona da contattare. Non so se questo sarei effettivamente in grado di farlo, ma non mi dispiace pensare di essere parte di questo sistema di connessioni che unisce ciascuno a tutti.