A Room of One's Own

Bisognava volare


Che questo governo avrebbe avuto vita breve, lo pensammo tutti, credo, all’indomani del voto. Che sarebbe durato quasi due anni, credo che in pochi ci credessero, due anni fa. Io, che pure a volte penso di essere stata geneticamente modificata per essere ottimista a oltranza, non ci avrei scommesso un centesimo.       Eppure, ora che quello che mi aspettavo sarebbe successo è effettivamente accaduto, mi dispiace. Come quando di un malato i medici ti dicono che non c’è più speranza, eppure continui a lottare per curarlo e dargli conforto, e ti illudi che se continuerai a crederci questo basterà a far accadere il miracolo e a salvarlo, che se neppure permetti al pensiero della morte di affacciarsi al livello della coscienza questo basterà a tenerla lontana, e quando poi nonostante tutto arriva la fine ti rimane un senso di sconforto e di impotenza, e ti chiedi se abbia avuto un senso il lottare e il resistere a oltranza, se così doveva comunque finire.     Ma sai che non avresti potuto fare altrimenti.E faccio il conto delle cose che restano a metà, delle cose che erano incominciate e non potranno essere terminate, delle azioni intraprese che dovranno essere abbandonate, come quando dopo il funerale, metti mano alle cose di chi è partito,  ma sai che anche se qualche cosa si riesce a recuperare, la maggior parte dovrà essere buttata, nella migliore delle ipotesi regalata , e anche quello che vorrai conservare, sarà diverso da come era, perché diverso il contesto in cui sarà inserito. E hai quasi fretta di voltare pagina, di finire ogni cosa, per non doverci pensare più, e poter ripartire, su basi diverse.  Domani è un altro giorno.click