A Room of One's Own

Hit parade


Nonostante la mia più completa insipienza per tutto quello che é musica, ci sono tuttavia canzoni che in qualche modo mi catturano e per un certo periodo non smetterei mai di ascoltarle.     Ricordo la prima che mi fece questo effetto, tanti anni fa. Si trattò di Settembre, di Alberto Fortis. L’avevo sentita in televisione, e ogni volta che  la sentivo trasmettere interrompevo quello che stavo facendo, per gustarla meglio. Non pensai mai di comperarmi il disco, non so perché, ma comperare dischi non faceva parte della mia mentalità. Però, a distanza di tanti anni, quando ho scoperto You tube è stata una delle prime che ho cercato e memorizzato.      Un altro pezzo che mi incantò senza  scampo fu ‘Canzone’ di Lucio Dalla. Non fu solo il testo e la musica, lo ricordo bene, ma anche la coreografia con cui veniva proposta in televisione, con i diversi ‘personaggi’ che accompagnavano l’esecuzione, che mi evocavano un’atmosfera da Mille e Una notte.     L’ultima in ordine di tempo, è stata invece  Ultimo Amore di  Vinicio Capossela.     Ricordo che fu una collega a parlarmi dell’autore, e a volermi prestare a tutti costi il cd. Ricordo anche che fui un poco infastidita dall’insistenza con cui volle che lo ascoltassi. E invece, quella canzone mi emozionò tanto, che la memorizzai sul pc e per diversi giorni non feci che ascoltarla, a ripetizione.    E  ragionando tra me e me sul  post di SandaliAlSole, quello in cui si parla di quali siano le canzoni più tristi, non ho dubbi che  in cima alla mia personale classifica,  prima  di "Incontro" e de  “Il pensionato”  di Guccini, prima di ”Michèl”  di Claudio Lolli e della Sedia di lillà   di Fortis per me c’è sicuramente la struggente disperazione di Ultimo Amore