A Room of One's Own

Suggestioni


Mia mamma aveva una sua teoria, che un buon pasto sia il toccasana per guarire da ogni malattia.  E con questo criterio, neanche quando capitava che qualcuno avesse mal di stomaco si tratteneva dall’insistere perché mangiasse. Con me, per la verità, non ha mai dovuto insistere più di tanto. Mangiare mi piace, lo ammetto. Quando ero bambina, mia mamma diceva che ero ‘di bocca buona’,  e lo diceva come un complimento, portandomi ad esempio ai miei fratelli che rifiutavano la minestra di verdura, o la carne col filettino di grasso: io mangiavo tutto, e senza farmi pregare.  Ripensandoci mi stupisco che con questi canoni di comportamento non sia diventata una bambina cicciotella. Anche in seguito, da adulta, il mio rapporto col cibo è stato sempre molto ‘cordiale’,  e per quanto mi sforzi non riesco a ricordare di aver mai saltato un pasto. Però negli ultimi mesi il numero che si forma sul visore della bilancia quando mi peso al mattino è di quasi cinque chili in più di quello che mi piacerebbe che fosse, e sto cercando di autoconvincermi che sarebbe opportuno mettersi a dieta.   Il post di Thanksgodisfriday di questa mattina mi ha dato uno spunto su come arrivare a persuadermi  a rinunciare alla fetta di torta col caffè del mattino, ma conoscendomi credo che otterrebbe maggior successo un provvedimento come quello che è stato adottato dallo stato dell’Alabama, e di cui parla Psicologiaforense nel suo post 1120: più del desiderio di una silhouette filiforme sono certa che sul mio subconcio sortirebbe effetto il dispiacere di un portafoglio alleggerito.