A Room of One's Own

Globalizzazione


Credo sia stato su qualche giornaletto di quelli che leggevo da bambina che mi capitò tanto tempo fa di trovare la storiella in cui un tizio si girava e rigirava nel letto senza riuscire a prendere sonno.     La moglie che gli stava accanto ad un certo punto gli chiese cosa fosse a renderlo tanto inquieto. ‘Domani dovrò restituire al vicino i soldi che mi ha prestato, e non so davvero come fare a dirgli che i soldi non li ho’, le rispose il marito.    La moglie ci pensò un momento, poi si alzò, si affacciò alla finestra e chiamò il vicino di casa, che sentendosi chiamare si fece sulla porta.    ‘E’ meglio che tu lo sappia, disse la donna, ma mio marito non ha i soldi da restituirti domani‘.  Detto questo richiuse la finestra e ritornò a letto dal marito, dicendo: ‘ecco, ora puoi smettere di pensarci, a restare sveglio e preoccuparsi sarà il vicino’.    Questa storiella mi è tornata in mente leggendo ieri sul giornale la notizia che la Cina è il principale detentore dei titoli del debito pubblico Usa: 585 miliardi di dollari, un terzo delle riserve valutarie di Pechino sono investite in titoli del tesoro americano.    Mi ha fatto impressione non tanto l’entità della cifra, ma il fatto che fosse quello che ancora formalmente si definisce un paese comunista a essere il creditore principale di quello che a livello di immaginario collettivo è il paese capitalista per eccellenza.    E mi sono detta che al di là delle ideologie,   i governanti cinesi possono solo sperare  che l’economia Usa sia in buona salute, perché in caso contrario sarebbero loro i primi a doverci perdere il sonno.     Immagino che anche questo faccia parte di quello che si chiama globalizzazione.