A Room of One's Own

Et moi, dans mon coin...


Mi è capitato di leggere in questi giorni un articolo in cui si parlava di Rita Levi Montalcini, che festeggerà domani il suo centesimo compleanno. Io  ne faccio oggi cinquanta, e sarà che  questo numero è così tondo, che ispira riflessioni, bilanci e ripensamenti,  mi era venuto in mente di intitolare questo post ‘I miei primi cinquant’anni’, parafrasando il titolo di un libro che non ho letto. Poi nei giorni scorsi sono stata  a trovare una zia ottantenne, la sorella di mia mamma, che dopo avermi resa edotta dei dolori che l’affliggono e della depressione da cui si sente risucchiata, (benché apparentemente  non abbia di che lamentarsi, poiché ricordo bene come mia mamma mi parlasse di lei, e di come sia servita e riverita dalla figlia con cui abita, con tono di velato rimprovero, a sottintendere che io non trattavo lei con gli stessi riguardi), nel salutarmi mi ha detto: ‘sarebbe stato meglio che morissi io al posto di tua mamma, non avrei voluto una vecchiaia a queste condizioni’. E mentre ritornavo verso casa  mi tornavano in mente i versi della poesia di Gozzano : [...]Benedetto il sopore che m'addormenterà[...]Poiché non ha ritorno il riso mattutinoLa bellezza del giorno é tutta nel mattino.E ripensando a quello che mi aveva detto mia zia,  mi  chiedevo che tipo di vita io abbia vissuto fin qui, e cosa augurarmi per gli anni a venire, e mi é tornato in mente  il post 497  di Quotidiana_mente :‘Mi guardo indietro e mi accorgo che non c’è niente che io abbia fatto che meriti di passare alla storia.[…] Sono una persona tra miliardi di persone e nemmeno la più sfortunata. Seguo il fiume che è la vita e, forse, mi accontento'. Così scrive Helena, e mi son detta che neppure io, come lei,  mi sono mai sentita di avere la stoffa per compiere imprese eclatanti, ma semplicemente credo che il mio compito si limiti a cercare di  vivere ‘il più possibilmente da essere umano, un essere umano il più umano possibile’ come dice Helena.  E allora, per questo compleanno l’augurio che mi sento di farmi é quello che Gaber scriveva, poco prima di andarsene:  ‘ Coltivate voi stessi, il cuore e la mente. Date fiducia all’amore, il resto é niente’.