A Room of One's Own

Cavie


In una capra dal viso semita sentiva querelarsi ogni altro male,ogni altra vita.I versi della poesia di Saba mi salgono alle labbra mentre leggo incredula ed inorridita su una rivista un articolo che racconta come si arrivò a praticare il primo trapianto di cuore ad opera del chirurgo sudafricano Christiaan Barnard. A suscitare il mio raccapriccio una fotografia che mostra un cane, a cui fu ‘trapiantata’ una seconda testa, allo scopo di affinare e mettere a punto le tecniche chirurgiche che sarebbero state in seguito  applicate nei trapianti di organi sugli esseri umani. Leggendo la descrizione dei fatti riportata nell'articolo, non posso evitare di pensare a quanto ho letto tempo fa circa gli esperimenti che i medici nazisti e giapponesi compivano usando come cavie i prigionieri dei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale. Non riesco a vedere una sostanziale differenza tra il comportamento degli scienziati di allora e il comportamento dei medici che hanno impiantato la seconda testa al povero animale. La mia esperienza col passare degli anni mi ha portato a convincermi che ci sia un fondamento di verità nell’affermazione che tempo fa mi è capitato di sentire, secondo la quale chi non ama gli animali, non ama neppure le persone, e quello che leggo nell’articolo riguardo al medico che compì la memorabile impresa del primo trapianto di cuore  non fa che confermarmi nella  mia convinzione. Una volta di più, più conosco gli uomini, più apprezzo gli animali.