Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

 

Poesia 113

Post n°331 pubblicato il 14 Dicembre 2008 da lilith_0404

Our share of night to bear -
Our share of morning -
Our blank in bliss to fill,
Our blank in scorning -

Here a star, and there a star,
Some lose their way!
Here a mist - and there a mist -
Afterwards - Day!


   
 

La nostra parte di notte portare -
La nostra parte di mattino -
Il nostro vuoto di beatitudine riempire,
Il nostro vuoto di disprezzo -

Qui una stella, e là una stella,
Alcune smarriscono la via!
Qui una nebbia - e là una nebbia -
Dopo - il Giorno!

(emily dickinson)

 
 
 

Conigli, opossum, e altri animali...

Post n°330 pubblicato il 30 Novembre 2008 da lilith_0404

In una stanzetta, in fondo all’orto, c’erano le gabbie con i conigli. Li allevava mio papà, che coltivava appositamente buona parte dell’orto a radicchio, per nutrirli. Alla sera, quando tornava dal lavoro passava a vederli, prima di entrare a cena. Poi periodicamente li macellava, li scuoiava appendendoli a testa in giù al piolo di una scala, li puliva e li metteva nel congelatore. Mamma doveva solo occuparsi di cucinarli,  e spesso avevamo coniglio arrosto per il pranzo della domenica.

Papà però non lo mangiava, a lui il coniglio non piaceva.

Questa cosa mi è tornata in mente leggendo in un post che in Australia il coniglio è considerato un cibo ‘da poveri’, e che solo per mancanza di alternative ci si induce a consumarlo.  Ma non c’è da stupirsi che gli Australiani non abbiano un buon rapporto con questi animali .

In Australia i conigli vennero introdotti a metà ottocento, e proprio la facilità di allevarli unita  alla loro prolificità, che in Italia ne hanno fatto tradizionalmente  una fonte di proteine relativamente a buon mercato, in Australia li ha trasformati in pochissimo tempo in una ottava ‘piaga d’Egitto’, tanto che per contrastarne la diffusione negli anni trenta del secolo scorso si è fatto ricorso anche alla guerra biologica, infettando gli animali con un virus che ne fece morire in modo atroce diverse centinaia di milioni. Poi però i superstiti svilupparono una immunità al virus, e ripresero a moltiplicarsi a dismisura.

Nel 1995 il Commonwealth Scientific and Research Organization ha messo a punto un virus che provoca una febbre emorragica letale negli animali, utilizzando le zanzare come agente trasportatore. Ma le zanzare infettaronono non solo i conigli selvatici ma anche quelli allevati per ottenerne pellicce, di cui l’Australia è il primo paese esportatore a livello mondiale, provocando danni ingenti agli allevatori.

L’ultima puntata di questa storia è dell’anno scorso, dove il Csiro ha approvato ricerche per mettere a punto due virus non esistenti in natura, creati appositamente per far morire i conigli. La stessa soluzione la sta adottando anche la Nuova Zelanda, che si trova a fronteggiare qualcosa come settanta milioni di opossum, introdotti un secolo fa per ricavarne pellicce e ormai diventati un flagello nazionale.

In questi giorni mi è capitato di leggere su una rivista che un proprietario terriero scozzese vuole liberare in Scozia alci  e altri grossi mammiferi, per ristabilire l’ecosistema che esisteva in quelle zone migliaia di anni fa.

Leggendo questa notizia, non ho potuto evitare di pensare ai conigli australiani e agli opossum della Nuova Zelanda. Per fortuna degli scozzesi, però, gli alci non si riproducono così facilmente come i conigli.

 
 
 

Globalizzazione

Post n°329 pubblicato il 20 Novembre 2008 da lilith_0404

Credo sia stato su qualche giornaletto di quelli che leggevo da bambina che mi capitò tanto tempo fa di trovare la storiella in cui un tizio si girava e rigirava nel letto senza riuscire a prendere sonno.
   
La moglie che gli stava accanto ad un certo punto gli chiese cosa fosse a renderlo tanto inquieto.
‘Domani dovrò restituire al vicino i soldi che mi ha prestato, e non so davvero come fare a dirgli che i soldi non li ho’, le rispose il marito.
  
La moglie ci pensò un momento, poi si alzò, si affacciò alla finestra e chiamò il vicino di casa, che sentendosi chiamare si fece sulla porta.
  
‘E’ meglio che tu lo sappia, disse la donna, ma mio marito non ha i soldi da restituirti domani‘.
 
Detto questo richiuse la finestra e ritornò a letto dal marito, dicendo:
‘ecco, ora puoi smettere di pensarci, a restare sveglio e preoccuparsi sarà il vicino’.
  
Questa storiella mi è tornata in mente leggendo ieri sul giornale la notizia che la Cina è il principale detentore dei titoli del debito pubblico Usa: 585 miliardi di dollari, un terzo delle riserve valutarie di Pechino sono investite in titoli del tesoro americano.
  
Mi ha fatto impressione non tanto l’entità della cifra, ma il fatto che fosse quello che ancora formalmente si definisce un paese comunista a essere il creditore principale di quello che a livello di immaginario collettivo è il paese capitalista per eccellenza.
  
E mi sono detta che al di là delle ideologie,   i governanti cinesi possono solo sperare  che l’economia Usa sia in buona salute, perché in caso contrario sarebbero loro i primi a doverci perdere il sonno.
   
Immagino che anche questo faccia parte di quello che si chiama globalizzazione.
   

 
 
 

Rapporti

Post n°328 pubblicato il 17 Novembre 2008 da lilith_0404

Secondo rapporti di Caritas Italiana, Istat e Ocse,  in Italia circa 7,5 milioni di Italiani si trovano a vivere in  una situazione più o meno grave di povertà.

 

Di questi, la stragrande maggioranza vive al sud, tanto che il tasso di povertà relativa calcolato dall'Istat oscilla tra il 5,5% e il 6,4% nelle regioni del nord, mentre l’indice tocca il 22,5% nelle regioni Meridionali. Questo significa che un abitante su cinque dei residenti nelle regioni del Sud è povero.

    

"I figli di genitori poveri hanno molte meno probabilità di accedere alla ricchezza".

  

I ricercatori dell’Ocse  devono essersi spremuti non poco le meningi per arrivare a scoprire questa evidente verità. Ma sinceramente la cosa non mi disturba tanto quanto un’altra affermazione che ho trovato espressa in un articolo che mi è capitato di leggere. Secondo l'articolista  numeri come questi “farebbero temere una rivoluzione, che oggi è in effetti scongiurata dal gigantesco meccanismo di economia criminale che ormai in quelle latitudini ha sostituito lo Stato.”

  

Come dire che  per fortuna almeno ci sono camorra & c. a mantenere la pace sociale!

  

 
 
 

Poesia 1330

Post n°327 pubblicato il 13 Novembre 2008 da lilith_0404

    

Without a smile - Without a throe
A Summer's soft assemblies go
To their entrancing end
Unknown - for all the times we met -
Estranged, however intimate -
What a dissembling Friend -

     

Senza un sorriso - Senza uno spasimo
Le facili comitive dell'Estate vanno
Alla loro incantevole fine
Sconosciute - malgrado i tanti incontri -
Estranee, pur se intime -
Che ingannevoli Amici -

(Emily Dickinson)

  

 
 
 

Aisha

Post n°326 pubblicato il 03 Novembre 2008 da lilith_0404

La notizia mi è capitata sotto gli occhi ieri mattina, girando in rete, e un senso di sgomento mi è calato addosso. Non smetto di pensarci, non posso capacitarmi che sia successo davvero, e che centinaia di persone abbiano potuto restare inerti ad osservare accadere questo fatto senza  esserne inorridite, senza tentare di opporvisi.

Una scena che sembra uscita pari pari dal romanzo ‘Il cacciatore di aquiloni’, e ricordo il senso di angoscia che mi aveva pervaso quando lo lessi, ma, mi dicevo,  è solo un romanzo,  una invenzione dell’autore per costruire la sua storia.

Ma Aisha non era il  personaggio di un romanzo.

Aisha era una bambina di tredici anni, qualcuno ha avuto l’ipocrisia di sentirsi tanto giusto da scagliare la prima pietra contro di lei, e poi la seconda e la terza, e poi ancora e ancora decine di altre,  fino ad ucciderla. 

Aisha  è morta per mano di coloro a cui aveva chiesto giustizia, e sono talmente disincantata e prevenuta da pensare che potrebbero averla uccisa proprio per coprire la loro stessa colpa, per eliminare per sempre chi avrebbe potuto accusarli dello stupro di cui era stata vittima.

Non riesco a farmene una ragione e se un Dio esiste, prego e spero che là dove non può arrivare la giustizia degli uomini, possa arrivare la giustizia divina e che nessuna pietà ci sia per loro, perché essi non hanno avuto pietà per  Aisha

 
 
 

La gelosia ai tempi di internet.

Post n°325 pubblicato il 20 Ottobre 2008 da lilith_0404

La notizia la ascolto distrattamente al telegiornale. Un tizio è stato condannato per aver ucciso la  ex moglie. Solo pochi giorni dopo la separazione, la donna aveva ‘aggiornato’ il proprio profilo su Facebook presentandosi come ‘single’. Secondo l’uomo, questo significava divulgare la loro separazione e dichiararsi disponibile a nuove relazioni con altri uomini.  

    

Mi viene da pensare che cambiano i tempi, ma la gelosia rimane quella brutta bestia di sempre, e solo prende spunto da situazioni nuove. Come la frequentazione di una community in Internet, appunto.  E Internet, per chi è geloso, può essere devastante, questo lo so per esperienza.

  

La possibilità dell’anonimato poi  può creare situazioni quasi da commedia dell’arte: facilissimo  frequentare il ‘partner’ in incognito, tentarlo per vedere come risponde e avere conferma dei propri sospetti. E chi ci è vicino non ha bisogno di essere un hacker per scoprire le nostre password ed entrare nella messaggeria o nella casella e-mail, dove messaggi più o meno innocenti si prestano a tutte le più fantasiose congetture che la gelosia può ispirare.

  

E così può succedere, come mi confidò tempo fa una blog-amica, che per non alimentare la gelosia del partner e compromettere un rapporto che si ritiene essere importante, si decida di cancellare un profilo, e chiudere un blog.

     

I tempi cambiano, ma la gelosia resta.

  

No, non è la gelosia
ma è la passione mia!

Quando ti guardano gli altri io fremo perché,

la tua bellezza la voglio soltanto per me!

click

  

    

     

 
 
 

Pesi e misure

Post n°324 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da lilith_0404

Un amico mi ha definito senza mezzi termini una snob che si dà delle arie, perché non mi interesso di quella forma di pettegolezzo che viene comunemente indicato con il termine ‘gossip’.

Di fatto non riesco a provare alcun tipo di interesse per le faccende private di personaggi più o meno pubblici, per cui mi era del tutto sfuggito il particolare che l’attuale sindaco di Bologna si fosse separato dalla moglie e  avesse avuto un figlio dalla nuova compagna.

Di questi fatti sono però venuta comunque a conoscenza in questi giorni leggendo articoli in cui si commentava la notizia che Cofferati non si ricandiderà a sindaco della città emiliana, e il motivo addotto per giustificare questa decisione è la volontà di restare vicino al figlio nato da poco.

I commenti che ho avuto modo di leggere riguardo a questa motivazione sono a dir poco scettici. Che si possa scegliere di lasciare una posizione politica  di prestigio per ritirarsi a fare il ‘papà’ appare del tutto incredibile ai giornalisti che si sono occupati della cosa, e si ipotizzano una serie di secondi fini che il tempo si incaricherà di rendere palesi.

Leggendo, mi sono trovata a fare un parallelo tra la vicenda di Cofferati e quello che racconta Nonsmettodisognare nel suo blog.

Che una donna lasci il lavoro e accantoni prospettive di carriera per le quali ha studiato laureandosi brillantemente, per tenere unita la famiglia e seguire il marito che  cambierà sede lavorativa sembra che sia una cosa del tutto ovvia e naturale.

Per una donna certo lo è, da sempre.

Per un uomo, invece, anche se non si chiamasse Cofferati,  la cosa appare inverosimile. Con buona pace di chi vorrebbe  credere che uomini e donne si pesino con la stessa bilancia.

 
 
 

In Cina, come in Rama

Post n°323 pubblicato il 02 Ottobre 2008 da lilith_0404

<< Un grido si é udito in Rama,

Un pianto e un lamento grande;

Rachele piange i suoi figli,

e non vuole essere consolata,

perché essi non sono più.>>

  

Anche le sciagure in Cina assumono dimensioni proporzionali alla quantità di popolazione.

  

Questa riflessione mi si è presentata leggendo del numero di bambini intossicati con il latte e le caramelle alla melamina. E mi sono chiesta se i responsabili di questo disastro abbiano avuto piena consapevolezza del danno che stavano facendo a tante persone, e delle conseguenze che le loro azioni avrebbero avuto non solo sulla vita dei bambini, che certo è la conseguenza più visibile e immediata, ma anche, a lungo termine sulla immagine e reputazione dei prodotti cinesi nel mondo.

 

Per analogia, provo a comparare la situazione con quanto successo in Italia qualche mese fa per le mozzarelle di bufala: ancora oggi non riesco a vedere una mozzarella nel banco frigo del supermercato senza chiedermi se ci sia da  fidarsi a consumarla. E il comportamento delle autorità, che hanno insabbiato lo scandalo che stava montando finché non sono terminati i giochi olimpici, non ha certo migliorato la reputazione commerciale del paese.

 

Ma lo spettacolo dei giochi ovviamente doveva continuare come se niente fosse.

 

Mentre leggo le notizie che di giorno in giorno si susseguono, penso che non si può che concordare con quello che afferma L’Amore immaginato nel suo post n 966: gli esseri umani sono sicuramente egoisti. Anzi, a parer mio direi che lo sono "necessariamente", perché è nella natura degli esseri viventi  (e gli esseri umani quello sono, in ultima analisi) la ricerca del proprio interesse personale, di ciò che, in altre parole, assicura il miglior benessere e le migliori prospettive di vita.

 

Solo che a volte le persone si dimostrano particolarmente ottuse nel perseguimento di questo fondamentale obiettivo, vedono solo l’interesse individuale immediato;  ma tutta la storia della specie umana dimostra che è l’unione delle forze e la collaborazione tra gli individui del gruppo a fornire le migliori chances  per la vita del gruppo stesso e di conseguenza per la vita dei singoli che al gruppo appartengono.

     

 

 
 
 

Angoli di visuale e prospettive

Post n°322 pubblicato il 26 Settembre 2008 da lilith_0404

Non so se sono io ad essere predisposta a leggere questo genere di cose, perché in fondo si trova sempre quel che, magari inconsapevolmente, si cerca, ma mi capita spesso negli ultimi tempi di leggere articoli in cui si parla di quanti pochi figli facciamo in Italia, e di  quanti problemi conseguono a questo invecchiamento della popolazione.

Ogni volta però che mi imbatto in ragionamenti di questo tipo non posso evitare di pensare che in fondo dipende solo dall'ampiezza della prospettiva da cui si osserva il problema:  quando ero ragazzina la popolazione mondiale era di circa quattro miliardi di persone, oggi siamo a 6 miliardi e 700 mila, e leggo su una rivista che si stima che nel 2050 si raggiungeranno i nove miliardi. Più del doppio, in neanche cent’anni.

E’ vero tuttavia che gli  europei in generale e gli italiani in particolare avranno poca responsabilità  di questa evoluzione visto che  al momento non fanno abbastanza figli neppure per assicurare il tasso di sostituzione della popolazione.

Al contrario gli immigrati islamici sono estremamente prolifici, non so se per cultura o per convinzioni religiose, e leggo che in prospettiva, nel giro di neanche tanti anni saranno la maggioranza dei residenti del vecchio continente.  L’istituto demografico di Vienna ha calcolato che tra solo una ventina d’anni, un terzo dei bambini che nasceranno in Austria saranno mussulmani. 

Non credo che la demografia sia una scienza esatta e infallibile, le stime sono basate su ipotesi, e basta che una di queste venga meno e tutte le previsioni possono esserne stravolte. Di fatto, il numero dei figli per donna non rimane invariato nel tempo, e se quello cambia, tutte le previsioni vanno a farsi benedire. Ma questo non vuol dire che fare previsioni sia inutile.

Ad esempio l’istituto che in Israele si occupa di demografia ha  calcolato che per effetto del diverso tasso di natalità  la popolazione araba che vive in Israele nel giro di qualche decennio potrebbe ridurre  gli ebrei ad essere una minoranza all’interno del loro stato, e questo è un argomento piuttosto forte a favore della creazione di due stati distinti, per palestinesi ed ebrei.

 E come non ricordare la legge del figlio unico in Cina, introdotta proprio per contrastare una crescita attesa della popolazione che rendeva vani gli sforzi per migliorare le condizioni economiche del paese?

Perché  c’è anche il problema di nutrirla, tutta questa popolazione in continuo aumento… impresa tutt’altro che facile,  ma questo è un altro discorso, e il post diventerebbe davvero troppo lungo…

 
 
 

Nucleare?  Per me no, grazie...

Post n°321 pubblicato il 25 Settembre 2008 da lilith_0404

Leggere l’articolo linkato da Fajr nel suo post 259 mi fa  l’effetto di un brutto presentimento che  si concretizza.

Per la verità ho cominciato a pensare che avrebbe potuto succedere quando qualche mese fa il prezzo del petrolio ha cominciato a crescere a dismisura, ed è stata una facile profezia.

 Tuttavia, anche quando  la coalizione che ha vinto le elezioni l’ha inserito nel proprio programma, nonostante sapessi che mi stavo illudendo ho voluto continuare a sperare che non se ne  facesse nulla.

E invece sembra che la volontà del governo sia proprio quella di sdoganare l’opzione nucleare. E questo nonostante un referendum che a suo tempo l’ha chiaramente bocciata, e nonostante ancora oggi la maggioranza del paese sia contraria, almeno stando al sondaggio pubblicato nelle scorse settimane dal Sole 24 ore. 

Io non ho competenze tecniche ed è possibile che le mie paure siano dettate dall’ignoranza, ma mi è capitato di leggere un articolo in cui si affermava che in un paese come l’Italia il problema dello smaltimento delle scorie sia praticamente impossibile da risolvere, e  i diversi incidenti di cui abbiamo avuto notizie negli ultimi mesi, In Francia, inBelgio  e in Slovenia, non mi lasciano presagire nulla di buono.

Mi rendo conto di essere melodrammatica, ma ogni volta che ci penso mi passano per la mente scene da ‘day after’, e non posso rassegnarmi che non si possa fare più nulla per evitare che questa strada  che porta alle centrali nucleari venga davvero intrapresa.

  

 
 
 

Mission impossible

Post n°320 pubblicato il 24 Settembre 2008 da lilith_0404

“Perchè alla fine è così.
I maschi e le femmine sono diversi ed è chiaro che non parlo di struttura fisica.”

Così scrive L’amore immaginato nel suo post 964, dove sottolinea la diversa sensibilità di maschi e femmine nei confronti del partner.

Ma riflettendo su quello che lei ha scritto, mi trovo a pensare che invece mi è capitato tante volte di accorgermi come siano proprio le differenze fisiche a rendere  difficile capire le sensazioni e di conseguenza anche gli atteggiamenti dell’altro sesso. 

Perché alla fine siamo sempre noi stessi l’unità di misura con cui valutiamo gli altri, e il cervello è fatto in maniera tale che ciò che sperimentiamo in noi stessi immaginiamo debba essere lo stesso anche per gli altri.

‘La credenza, come la sta la pensa’, mi diceva mia nonna, e questo però complica parecchio le cose tra maschi e femmine, proprio perché la differente struttura fisica genera differenti sensazioni.

Me ne accorgo invariabilmente ogniqualvolta nei libri, o nei film, mi imbatto in scene d’amore in cui le sensazioni fisiche  e le reazioni di una donna sono ‘raccontate’ e ‘descritte’ da un maschio: le reazioni attribuite alla donna mi danno sempre la sensazione di essere   sbagliate, perché sono in realtà le reazioni e le sensazioni che l’autore ‘maschio’ sente con la propria sensibilità maschile e che proietta  sulla donna… e suppongo che allo stesso modo succeda ai maschi nel caso contrario.

E superare questa incomprensione credo che sia, per dirla con  il titolo di una vecchia serie di telefilm, una ‘missione impossibile’.

     

 
 
 

Ne vale la pena?

Post n°319 pubblicato il 15 Settembre 2008 da lilith_0404

Che il lavoro delle donne fosse una risorsa preziosa per la società lo avevo sempre pensato, ma fino a non molto tempo fa non avrei saputo esprimere questa convinzione in termini quantitativi.

Ora,  una istituzione autorevole come la Banca d’Italia, ha provveduto a colmare questa lacuna, e in una sua ricerca ha stimato che un tasso di occupazione femminile pari a quello maschile porterebbe ad un aumento del PIL del 17%. 

Non solo, ma un’altra ricerca è giunta alla conclusione che per 100 donne che lavorano, si creano 15 posti di lavoro aggiuntivi, principalmente nell’ambito della cura e dei servizi. In pratica, con lo stipendio che una donna guadagna lavorando paga lo stipendio alla baby sitter che le tiene il bambino, e alla badante che assiste il nonno, e alla domestica che le pulisce la casa, e in questo modo fa girare l'economia.

Sono sicura che mia mamma avrebbe trovato queste conclusioni decisamente ‘sconclusionate’. Ricordo che quando discutevo con lei, l’argomento che secondo il suo modo di ragionare dimostrava senz’altro che fosse preferibile che le donne, specialmente quelle con bambini, stessero a casa e non lavorassero era proprio il fatto di avere tanti ‘costi’ aggiuntivi  per procurarsi sul mercato tutti quei servizi che non avrebbero avuto il tempo di sbrigare da sole.

Quello che a mia mamma probabilmente sfuggiva era un fatto di cui invece le istituzioni  politiche Europee hanno dovuto, loro malgrado, prendere atto: il tasso di fecondità dei cittadini europei non garantisce più il ricambio generazionale e nel giro un paio di decenni le risorse umane da impiegare nel ciclo produttivo si stima che mancheranno di circa 20, 8 milioni di persone. Due le possibilità,  per evitare che tutto il sistema vada in tilt: immettere forza lavoro ‘immigrata’, o attingere al lavoro femminile. 

Ma al di là delle conclusioni delle ricerche e dei progetti della Comunità Europea, la realtà in Italia è che una donna su cinque lascia il lavoro dopo la maternità, e al presente sono in tante a ritenere che non valga la pena di avere tutti i disagi che comporta dover conciliare famiglia e lavoro.

 

 
 
 

Demografia

Post n°318 pubblicato il 01 Settembre 2008 da lilith_0404

Mi ricordo che ai tempi in cui ero ragazzina, mi impressionava molto leggere le previsioni  circa l’incremento atteso per la popolazione nei vari paesi del mondo.

L’aumento previsto per la  popolazione cinese era quello più eclatante e mi lasciava sempre un po’sgomenta immaginare che un solo paese avesse una tale enorme massa di abitanti che aumentavano a un tale frenetico ritmo. Ma naturalmente nessuno poteva immaginare che il governo cinese avrebbe introdotto la legge del figlio unico, che, al di là delle sofferenze e delle ingiustizie che ha causato, ha comunque ridotto in modo significativo l’incremento reale rispetto a quello previsto. 

Mi è capitato di ripensarci perché stamattina mi son trovata a sfogliare una rivista di qualche mese fa, che dedicava un trafiletto di poche righe per informare che il governo cinese intende mantenere in vigore la legge del figlio unico almeno per altri dieci anni. Sempre stamattina invece, Il Sole 24ore dedica un articolo in prima pagina al problema del decremento demografico nell’ “Italia delle culle vuote” 

Riflettevo su come anche in fatto di demografia tutto sia relativo.

Mentre in Italia si paventa la ‘crescita zero’ e si moltiplicano le analisi per valutare se l’aumento di natalità portato dagli immigrati  basterà a compensare la mancanza di figli della popolazione autoctona, ipotizzando incentivi per incoraggiare i potenziali genitori a mettere in cantiere il secondo figlio, dalla parte opposta della terra  si adottano invece leggi per dissuadere le coppie da tale insano proposito, prevedendo pene pecuniarie, nella migliore delle ipotesi, per punire chi nonostante tutto decide di non accontentarsi di un unico discendente.

Come al solito, chi ha pane non ha denti.

   

 
 
 

Raccolta differenziata

Post n°317 pubblicato il 26 Agosto 2008 da lilith_0404

Al mio paese, quando ero bambina, c’era una signora che conoscevamo come ‘la strasaroeula’: abitava in una casa con un grande cortile occupato interamente da  montagne di stracci  e mucchi di rottami di ferro. Li acquistava certo all’ingrosso, ma noi bambini sapevamo che potevamo farci qualche spicciolo portandole anche piccole quantità di ferro o stracci,  non diversamente da come facevano i piccoli Nolan e i loro amici nel romanzo 'Un albero cresce a Brooklin'.

Solo qualche mese fa mio fratello mi ha raccontato un aneddoto che successe a lui quando era bambino.

 A quell’epoca si dedicava assiduamente alla ricerca  del ferro da portare alla ‘strasaroeula’: cercava rottami, catene arrugginite, vecchi chiodi,  nel greto dei fossi che scorrevano nei pressi di casa, negli angoli del nostro cortile e in quelli dei vicini. Successe che un giorno, nel solaio di casa,  trovasse alcune scatole piene di chiodi: gli sembrò di aver scoperto un tesoro, non gli parve vero di avere tanto ‘ferro’ da vendere.

Il suo entusiasmo terminò bruscamente quando mio papà andò a cercare i chiodi che aveva acquistato e si accorse  che erano spariti. Papà era muratore, quell’angolo del solaio era il suo ‘magazzino’, dove teneva piccole scorte di materiale che utilizzava nel suo lavoro , e non fu affatto contento di trovarlo svaligiato. Ancora oggi mio fratello ricorda la sgridata che si prese dall’irato genitore.

L’episodio mi è tornato in mente leggendo una notizia riportata in prima pagina da ‘Il sole 24 ore’ di ieri .

A Moncalieri è stato aperto un negozio, e altri 50 ne sono previsti un po' in tutta Italia entro il 2009, dove sarà possibile ricevere un piccolo pagamento consegnando cose che abitualmente finiscono nei cassonetti dell’immondizia: carta, plastica, alluminio.  

L'idea mi sembra interessante, e penso che molta più gente si convertirà alla raccolta differenziata se anziché limitarsi a pagare  per lo smaltimento potrà ricavarne un utile, per quanto modesto: 50 centesimi al chilo per l’alluminio, 18 per la plastica e 5 per la carta.

Da parte mia aspetto  con impazienza che venga aperto uno di questi negozi anche nella mia città: mi dispiacerà un po’ meno buttare pacchi di giornali che arrivano sulla scrivania ogni giorno, e che vengono ‘cestinati’ senza neanche aprirli perché è molto più semplice leggerli on line.

 

 
 
 

Suggestioni

Post n°316 pubblicato il 23 Agosto 2008 da lilith_0404

Mia mamma aveva una sua teoria, che un buon pasto sia il toccasana per guarire da ogni malattia.  E con questo criterio, neanche quando capitava che qualcuno avesse mal di stomaco si tratteneva dall’insistere perché mangiasse.

Con me, per la verità, non ha mai dovuto insistere più di tanto.

Mangiare mi piace, lo ammetto.

Quando ero bambina, mia mamma diceva che ero ‘di bocca buona’,  e lo diceva come un complimento, portandomi ad esempio ai miei fratelli che rifiutavano la minestra di verdura, o la carne col filettino di grasso: io mangiavo tutto, e senza farmi pregare.  Ripensandoci mi stupisco che con questi canoni di comportamento non sia diventata una bambina cicciotella.

Anche in seguito, da adulta, il mio rapporto col cibo è stato sempre molto ‘cordiale’,  e per quanto mi sforzi non riesco a ricordare di aver mai saltato un pasto. Però negli ultimi mesi il numero che si forma sul visore della bilancia quando mi peso al mattino è di quasi cinque chili in più di quello che mi piacerebbe che fosse, e sto cercando di autoconvincermi che sarebbe opportuno mettersi a dieta.  

Il post di Thanksgodisfriday di questa mattina mi ha dato uno spunto su come arrivare a persuadermi  a rinunciare alla fetta di torta col caffè del mattino, ma conoscendomi credo che otterrebbe maggior successo un provvedimento come quello che è stato adottato dallo stato dell’Alabama, e di cui parla Psicologiaforense nel suo post 1120: più del desiderio di una silhouette filiforme sono certa che sul mio subconcio sortirebbe effetto il dispiacere di un portafoglio alleggerito.

  

 
 
 

Donaphone

Post n°315 pubblicato il 15 Agosto 2008 da lilith_0404

Sembra che oltre un quarto degli europei  abbia acquisito l’abitudine a cambiare il proprio telefono cellulare in media una volta all’anno.
   

Devo darmi atto di non far  parte di questi scialaquatori, a me il telefonino dura una vita e solo quando si rifiuta decisamente di funzionare mi decido mio malgrado a sostituirlo, e di solito quello vecchio e ormai inutilizzato non lo butto ma lo conservo in fondo a un cassetto, che non si sa mai che possa tornare utile. 

     

Qualcuno  ha pensato di trarre profitto da questa situazione di mercato. In particolare ricordo di aver letto tempo fa in un articolo su una rivista che tra i metalli che compongono circuiti e meccanismi di cui sono fatti i telefonini c’è una componente non trascurabile di oro, che aziende specializzate sono in grado di recuperare con ottimi rendimenti.

    

Ma se pure un buon guadagno viene dal recupero dei metalli di cui è composto, altro ancora se ne può ricavare e parafrasando un vecchio proverbio possiamo dire che  del telefonino, come del maiale, non si butta nulla.

    

Stando a quello che leggo sul suo sito, Regenersis  dichiara di aver recuperato nell’anno passato circa tre milioni di apparecchi, per un totale 828 tonnellate di materiale, di cui ha provveduto a riciclare sia le batterie, che le parti in plastica..

    

Inizialmente un primo impulso al recupero degli apparecchi usati è stato fornito dalle stesse compagnie telefoniche, con in testa  Vodafone, che ha piazzato nei propri negozi inglesi cestini per la raccolta dei terminali usati.  

   

Ora però anche altre realtà, come ad esempio la Caritas milanese , hanno pensato di sfruttare le opportunità economiche offerte da questo particolare ‘rifiuto’,  affiancando alle tradizionali campagne per la raccolta di carta e vestiti, anche campagne ad hoc per la raccolta dei telefonini usati: si chiama Donaphone, e il ricavato verrà destinato ad opere di beneficenza.

   

Se proprio il telefonino deve essere buttato, che almeno sia per una buona causa.

 

E così sarà, mio buon signore,
che il corpo del tuo vecchio servo
sette volte darà frutto,
sette volte fiorirà.

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CLICK

 
 
 

Statistiche e prezzi

Post n°314 pubblicato il 07 Agosto 2008 da lilith_0404

“Tre euro di prosciutto”

La commessa al banco salumeria del supermercato si informa quale tipo di prosciutto desideri la cliente che sta servendo, un donnetta  dall'aspetto dimesso, e non mi stupisco nel sentire, in risposta, che viene chiesto quello più economico.

        

Fare la spesa con i soldi contati, per cui le cose si acquistano non a peso, come faremmo probabilmente tutti noi, ma a ‘prezzo’, é una cosa che non mi capitava di vedere da tanto tempo.

        

Mentre la commessa affetta il prosciutto mi ritrovo a ricordare  che quando ero piccola  una mia zia, rimasta vedova a pochi anni dal matrimonio, con due bambini piccolissimi  e senza arte nè parte,  non prendeva ‘un chilo di mele’, ma tot lire di mele, sicché se il prezzo fosse aumentato automaticamente sarebbe diminuita la quantità acquistata perché le sue limitatissime disponibilità economiche non consentivano che aumentasse la spesa.

      

La commessa allunga alla donna il cartoccio con il prosciutto, e mentre la guardo allontanarsi non posso evitare di pensare alle notizie sui giornali di questi giorni, in cui si parla di inflazione al 4,1% e aumenti del 13% per il pane, del 25% per la pasta, un 30% per l’energia.

       

Forse sono aumenti reali e forse sono innescati dalla speculazione, di certo per qualcuno non saranno solo dati statistici

        

   

       

 
 
 

Cool UN

Post n°313 pubblicato il 05 Agosto 2008 da lilith_0404

Sarà perché in ufficio abbiamo da settimane il condizionatore rotto, e non riusciamo a trovare un idraulico che abbia pietà di noi e  venga a ripararlo.  E perfino io che notoriamente sono un animale a sangue freddo che patisce il caldo molto meno del freddo, in questi giorni boccheggio miseramente, aspettando il momento in cui potrò tornare a casa e rinfrescarmi.

  

Che poi a casa, ora che non c’è più mia mamma, che  teneva  abitualmente il condizionatore su una temperatura da ghiacciaia, tanto che entrando dovevo regolarmente mettermi un golfino per  il freddo  che trovavo all’interno, quando arrivo è ormai sera inoltrata e per avere il fresco  mi basta tenere le finestre aperte.

  

Insomma, tutto questo per spiegare perché la notizia sia riuscita a catturare la mia attenzione, e la notizia è che all’Onu hanno deciso di ‘dare il buon esempio’, nella lotta al global warming, alzando di tre gradi, da 22 a 25, la temperatura nel Palazzo di Vetro.

  

Personalmente trovo che 25 gradi siano una temperatura del tutto confortevole, specialmente se la confronto con quella che sto vivendo in questi giorni in ufficio, ma sembra che invece nella sede dell’Onu sia stato necessario mostrarsi tolleranti  riguardo uno stile di abbigliamento meno formale di quello abitualmente richiesto, affinché la decisione venisse accettata.

  

E si che questo semplice provvedimento consentirà, nel solo mese di Agosto un risparmio di 100.000 dollari, e ben 300 tonnellate in meno di emissioni di anidride carbonica.

  

E mentre leggo  due pensieri si contendono  la mia attenzione.

  

Il primo è quanto sarebbe il risparmio se le varie banche , supermercati, e altri luoghi notoriamente ‘gelidi’ sparsi per il mondo seguissero l’esempio dell’Onu.

    

Il secondo è come mai non ci abbiano pensato prima…

 

 
 
 

Hit parade

Post n°312 pubblicato il 14 Luglio 2008 da lilith_0404

Nonostante la mia più completa insipienza per tutto quello che é musica, ci sono tuttavia canzoni che in qualche modo mi catturano e per un certo periodo non smetterei mai di ascoltarle.

   

Ricordo la prima che mi fece questo effetto, tanti anni fa. Si trattò di Settembre, di Alberto Fortis. L’avevo sentita in televisione, e ogni volta che  la sentivo trasmettere interrompevo quello che stavo facendo, per gustarla meglio. Non pensai mai di comperarmi il disco, non so perché, ma comperare dischi non faceva parte della mia mentalità. Però, a distanza di tanti anni, quando ho scoperto You tube è stata una delle prime che ho cercato e memorizzato.

    

Un altro pezzo che mi incantò senza  scampo fu ‘Canzone’ di Lucio Dalla. Non fu solo il testo e la musica, lo ricordo bene, ma anche la coreografia con cui veniva proposta in televisione, con i diversi ‘personaggi’ che accompagnavano l’esecuzione, che mi evocavano un’atmosfera da Mille e Una notte.

   

L’ultima in ordine di tempo, è stata invece  Ultimo Amore di  Vinicio Capossela. 

  

Ricordo che fu una collega a parlarmi dell’autore, e a volermi prestare a tutti costi il cd. Ricordo anche che fui un poco infastidita dall’insistenza con cui volle che lo ascoltassi. E invece, quella canzone mi emozionò tanto, che la memorizzai sul pc e per diversi giorni non feci che ascoltarla, a ripetizione.

   

E  ragionando tra me e me sul  post di SandaliAlSole, quello in cui si parla di quali siano le canzoni più tristi, non ho dubbi che  in cima alla mia personale classifica,  prima  di "Incontro" e de  “Il pensionato”  di Guccini, prima di ”Michèl”  di Claudio Lolli e della Sedia di lillà   di Fortis per me c’è sicuramente la struggente disperazione di Ultimo Amore

   

    

 
 
 

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