PensoQuelloCheDico

Equazioni


Morire è un po’ rinascere…Non so forse è un percorso obbligatorio, toccare il fondo… provare tutto quello che ci fa andare oltre ogni nostro limite…In fondo, e parlo da blasfema, Cristo non è morto per rinascere?Ognuno di noi è un povero Cristo, tocca sentire, aver paura, ammalarsi di Vita, trovare le brutture dentro di noi e tirarle fuori, non aver paura di guardarle, affondarci dentro, affogarci quasi… per imparare a nuotare… o forse scoprire di non saper nuotare affatto…Così abbandonarsi alla deriva, delle nostre brutture, salvare quelle che ci circondano… in fondo Vita e Morte, come Bianco e Nero, vanno a braccetto… sono l’una l’essenza dell’altra…Scoprire la Morte è come capire la Vita… l’Assenza è come una Morte, un Lutto… si elabora… a volte si va avanti, a volte no… ci si ferma troppo a lungo e non si riprende il cammino…A volte si cammina per forza d’inerzia e tutto sembra pregno delle nostre brutture… una sorta di Onnipotenza…E poi, salvare per salvarsi, amare per amarsi, odiare per odiarsi ancora e ancora di più… fino a quando guardandosi allo specchio si vede un corpo con una, cento, centomila crepature e sotto un orrore che cammina, uno sgorbio senza forma… chi ci dice che lo specchio rifletta quello che siamo… in fondo, è vero quello che dice il Piccolo Fiammiferaio, il viso che si porta in giro, che fa da biglietto da visita, più o meno riuscito, noi non lo vediamo mai… e quando siamo davanti alla nostra immagine riflessa vediamo la maschera che copre quegli orrori…Non amo gli specchi… mai amati… una sorta di diffidenza verso la sua nitidezza senza scampo, inequivocabile nel suo terribile ritrarmi… Mi piace invece guardarmi senza occhiali, da ipermetrope non vedo bene, vedo solo una figura sfocata di cui si immaginano i particolari, mi piace guardarmi attraverso vetrine, che riflettono solo contorni di una figura scura… immaginarne le perfezioni che non ci sono… scura senza particolari di riempimento…Il riempimento c’è già, e nn si vede… a volte pesa… a volte se ne fa un fagotto pensando di buttarlo e invece lo si porta sulle spalle per troppo tempo fino a diventare troppo pesante…A volte… basta allungare la mano e aggrapparsi tenersi a qualcuno o qualcosa, accettare di aggrapparsi… in un momento di rara istintività, permettersi il lusso di coinvolgerlo, permettere all’istinto di “osare”… di placare la paura e dare il benvenuto alla novità…In fondo è solo questione di esercizio, di allenamento… certe cose fatte una volta, due volte… si vedono con sempre meno diffidenza, con l’occhio di chi sa che “è possibile”…Vivere è un esercizio, un’equazione di cui spesso si sbaglia il risultato… bisogna tentare e tentare… ogni tanto si azzecca la soluzione… il bello è che non si può copiare dal vicino di banco… ogni esercizio è diverso per ciascuno…Beh… ora ho i compiti da fare: vado a riflettere sulla mia equazione…Che se non li faccio mi sento pure dire: la ragazza è intelligente, ma non si applica…Sapessero, loro, quanto mi applico… ma spesso nella direzione sbagliata…