PensoQuelloCheDico

Post N° 175


L’altro giorno ho realizzato che non parlo mai dell’amore… o almeno in maniera esplicita.Probabilmente è perché sono innamorata dell’amore, mi autodistruggo per l’amore, non respiro altro che l’amore.Probabilmente perché l’amore mi manca. E mi domando: ho amato in vita mia? Forse. Senza togliere niente di ciò che di bello c’è stato nelle mie storie passate, credo, sì, di aver amato. Ma per breve tempo, nonostante la lunga durata delle storie che ho avuto. Il resto è stato grande affetto. È una confessione che faccio anche a me stessa, ora. Ho trascinato a lungo le mie passioni attraverso l’autodistruzione e l'annientamento psicologico, travestendo il tutto sotto le mentite spoglie dell'amore. Forse per essere degna di essere amata, pensavo di dover morire d’amore. In realtà morivo perché non ero mai amata abbastanza, o quanto avrei voluto. A loro modo l’hanno fatto. Non a mio modo. Non ho mai preteso l’amore che avrei voluto, perché penso che le persone amino in relazione alle loro capacità. Ma non ho manco mai preteso, per me stessa, quello che avrei veramente desiderato.All’inizio amavo, credendo che lui sarebbe stata tutta la mia vita presente e futura. Ho amato “razionalmente”. Lui mi ha amato pensando che fossi il riscatto al suo passato sfortunato e maledetto. Ero il suo lato buono, quello positivo, quello pulito. Ma io pulita non ero, comunque  era giusto così e così continuavo ad essere.Poi ho amato le passioni, ma sfuggenti, impossibili da afferrare veramente. Come se non lo meritassi, invece, quel qualcosa in più. In seguito, ho amato quello che pensavo fosse il mio riscatto. Ma per quanto gli abbia voluto bene, non era altro che un mezzo essere anch'io parte di una coppia, come tutti quelli che mi circondavano; anche se, a dir la verità, sono stata una "vedova bianca", più che altro.Ci ho creduto veramente, al bene che gli ho voluto. Ho dato quello che ero, e quello che avevo raggiunto, in termini di trasformazione di me stessa. Lui probabilmente ha dato più di quanto era nella sua conoscenza del dare, superando la sua pigrizia di amare e la paura di coinvolgersi. Anche se solo a tratti, però. Stare insieme era un continuo gioco di logoranti equilibri. Nessuna colpa, nessuna recriminazione. È stato così perché così doveva essere. Ormai è tutto talmente lontano da sembrare tanti film di antica fattura. Un po’ patetici, un po’ ingenui. Dei feuilletons d’annata, insomma.Ora ho il “sentimento feuilleton”… vomitevole e stucchevole anche per me stessa.Vivo un’adolescenza attempata. Un’adolescenza che non ho mai avuto. Ero già grande da piccola. Perché così era come volevano tutti che fossi. E ora, ho spremuto il mio ruolo fino all’ultima goccia. E ora non so più cosa vorrei. Ah sì… l’amore, forse. Ma per amarsi bisogna essere in due. E tu sei lontano. Troppo. Nei gesti, nelle parole. È stata una bella fantasia. Solo per me. L’illusione di poterti avere. Di conquistarti. No, proprio non penso di essere il tuo tipo. Troppo normale, io, troppo simili, noi. Eppure io so che gli opposti non si attraggono poi come dicono… esperienza, lo dico per questo, nessuna presunzione.Siamo due anime che vagano. Io alla ricerca di te. Tu alla ricerca di quello che non puoi avere. Siamo due destini che si sbeffeggiano. Uno la copia dell’altro. Mai ho conosciuto beffa più grande di questa.E ora so che dovrei dire basta. Per dignità e rispetto. Ma non ho né dignità né rispetto, se non verso lo struggimento dell’impossibilità.E io a dire basta non sono mai stata capace. E continuerò a vivere nel mio feuilleton.
Ascolta!