PensoQuelloCheDico

Post N° 207


E' ora di pranzo. Anche oggi mi sono alzata tardi. Per una serie di coincidenze e casualitą, sono venuta a ricongiungermi alle mie cicatrici. Non entro mai da questo lato. Troppa strada e la fretta a volte non mi fanno mai guardare intorno quando vengo qui. I viali assolati. Il caldo. Quasi nessuna persona. Un deserto di cemento e marmo. Monumenti in ricordo di chi passeggia altrove. Chissą dove.Facciamo delle considerazioni, Sakura pensa che troppo spazio č dedicato al ricordo dei defunti. Spazio inutile forse. Retaggio di un culto che a volte ha dell'ossessivo, quasi del macabro.Passo lesto io e lei. Impettite nelle nostre giacche. Io con il mio mazzetto di fiorellini bianco e fucsia.Sempre lģ le mie cicatrici. Sempre io che vengo da loro. Nessun altro.
Penso ad A., tanti anni fa. Un colpo e via. Fine della corsa.Allora c'era il freddo pungente che penetrava nelle ossa. Il silenzio assordante. Era gennaio. Lei era mia migliore amica, ci s'incontrava in "piazza" il sabato. Aveva la frangetta rosso fuoco, che io tanto invidiavo. Ormai rimangono lettere e foto, dell'epoca. Il tempo passa e guarisce le ferite. Questo dicono. Ma credo che con il tempo si nascondano solo dietro la quotidianitą, i nuovi pensieri, gli affetti e le trasformazioni. A guardar bene a fondo, si sentono. Sono lą. E si sedimentano.Intanto io e Sakura continuiamo la nostra camminata. Strano venir qua con lei, che di questa cittą conosce poco. Si sale in macchina. Si va a nord. Abbiamo un altro appuntamento. Oggi tutt'e due abbiamo deciso di fissare incontri che, volente o nolente, sono stati rimandati troppo a lungo.Passeggio lungo il prato. Respiro il vento della collina e mi sento in pace.(foto M. P.)