Vivere per amare

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Riflessioni sulla liturgia della18° Domenica del T.O.   BFede ed Eucaristia sono i motivi dominanti di questa liturgia. Il popolo ebreo nel deserto, dice la prima lettura, protesta per la mancanza di cibo. Dio dà da mangiare ad esso le quaglie, ma soprattutto la manna, una sostanza che viene considerata come un pane miracoloso e celeste.Gesù nel Vangelo si propone come vero pane di vita eterna, che sazia la fame e la sete dei credenti. Egli cioè va accolto con fede e, nell’Eucaristia si fa cibo per il cristiano, proprio perché questi rivesta l’uomo nuovo, creato da Dio nella giustizia e nella santità, come dice San Paolo nella seconda lettura.Il tema della fede è visto qui da una prospettiva diversa da quella della domenica precedente. Là la fede era come il risultato del segno dato da Gesù, mentre qui ne è la premessa.Là Gesù compie il miracolo per suscitare la fede, qui Gesù dice che il miracolo non può essere creduto e accettato senza la fede.Non c’è contraddizione: si tratta di due aspetti complementari della fede, come docilità a Dio e come adesione alla sua persona.Se il cuore si spalanca attraverso la fede, la fiducia e l’amore, allora può entrare Cristo con tuta la ricchezza della sua grazia, con l’abbondanza di quei doni soprannaturali che scaturiscono dalla celebrazione dei suoi Misteri e che permettono al giusto di vivere di fede.Tutti gli avvenimenti della storia hanno una ragione e un collegamento nel piano di Dio. Il tempo è storia degli uomini ma contemporaneamente è storia di Dio che nei fatti umani anticipa la realtà futura.Così la parola annunciata si compie nell’Eucaristia. Il pane prefigurato nel deserto e promesso da Cristo ora diventa reale: il pane è Lui stesso; a chi lo mangia con fede sazia la fame di verità che è dentro ogni uomo.