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FERRARA- Monastero di S. Antonio in polesine,il liquido prodigioso di beatrice


FERRARA - MONASTERO DI S. ANTONIO IN POLESINE IL LIQUIDO PRODIGIOSO DI BEATRICE
E’ un monastero di clausura abitato da monache benedettine e risale al XIII secolo quando era sito su un’isola.Il liquido prodigioso Fu fondato da una santa dal nome di Beatrice. Questa fanciulla nacque nel 1226 nel castello di Calaone da Azzo d’Este e Giovanna di Puglia che morì quando la bimba aveva sette anni. Azzo si risposò con Mabilia dei Pallavicino che si rivelò una madre molto affettuosa. Riuscì anche a trasmetterle la vocazione cristiana così intensamente che divenne monaca molto giovane contro il volere del resto della famiglia. Riuscì a raccogliere attorno a sé altre fanciulle devote e il Papa Alessandro IV che non poteva ignorare questa luce divina le conferì la regola di San Benedetto. Così con le sue seguaci si trasferì nel monastero, ma Beatrice venne purtroppo colta da un grande male che la fece morire a soli 36 anni. Il corpo venne minuziosamente lavato e l’acqua non fu gettata ma conservata e distribuita ai fedeli che disperati per il triste evento reclamavano qualcosa della monaca prima della sepoltura. Nessuno si sarebbe mai aspettato che, proprio da quell’acqua, vennero operati numerosi miracoli. L'evento si diffuse a macchia d'olio e numerosissime furono le rinnovate visite e richieste che "obbligarono" le monache a ripetere il lavaggio. E così via fino al 1512 quando ciò che restava della Santa si sgretolò definitivamente. Le ossa, o quel che avanzava, vennero raccolte in un’urna deposta dentro un’arca ricca di gemme e ori. Ma accadde un altro fatto miracoloso. L’arca iniziò a produrre a sua volta una condensa, raccolta minuziosamente. Ogni anno, fino ai giorni nostri, l’evento si ripete per 5 mesi l’anno (da novembre a marzo), e viene donato il liquido prodigioso ai fedeli. Il fatto è sorprendente perché il resto dell’ambiente è asciutto e non vi sono crepe o scanalature. Vi si arriva a raccogliere dai 5 ai 7 litri! L’acqua non ghiaccia nonostante vi siano temperature invernali sotto lo zero. Tra una goccia e l’altra l’intera pietra è asciutta. Il liquido fu analizzato nel 1937 dai chimici Giuseppe Bragagnolo ed Elena Roi, presso l’istituto di chimica all’Università di Ferrara, riportandone alla luce la costituzione.