UNA CENA A TRE Dopo tanti mesi, finalmente il pomeriggio con te e poi la cena con anche Mariangela. Tornando a casa mi faceva compagnia, non la radio come al solito, ma il ripercorrere i momenti passati insieme io e tu, dove il fatto di essere vis a vis possiamo vedere l’una negli occhi dell’altra il nostro volerci bene, poi la cena con Mariangela. I momenti con te sono naturalezza, ma quelli con anche Mariangela all’inizio mi davano un senso di stupore, ma forse non è la parola giusta, perché non era stupore, era anche con lei naturalezza. Come se succedesse ogni giorno.È stata una cena a tre in un luogo che non poteva essere diverso, per tre che non possono fare a meno delle parole. E lì di parole era pieno: quelle scritte del locale e quelle dette da noi. Parole fluite come dal nulla, come un discorso già iniziato e solo interrotto, che ora riprendeva fra risa, sguardi, confidenze e pettegolezzi, al tintinnare di bicchieri e posate. Due ore volate come niente, per poi tuffarsi di nuovo nel caldo di un paese che in quei giorni non perdona, “aspetta prendiamo qualcosa” tu sussurri e vai una corsa a casa a prende Willy e ci porti i ghiaccioli. Sedute sulla panchina in piazza ascoltiamo le chiacchiere delle altre persone li sedute a prendere un po’ di fresco, però ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano ci tornvaano alla mente gli attimi condivisi e le labbra si aprivano in un sorriso. Ecco, nel buio dell’abitacolo della mia macchina, pensavo che davvero era successo, davvero ci siamo abbracciate, adesso siamo reali, siamo donne, siamo amiche. Grazie.
amiche
UNA CENA A TRE Dopo tanti mesi, finalmente il pomeriggio con te e poi la cena con anche Mariangela. Tornando a casa mi faceva compagnia, non la radio come al solito, ma il ripercorrere i momenti passati insieme io e tu, dove il fatto di essere vis a vis possiamo vedere l’una negli occhi dell’altra il nostro volerci bene, poi la cena con Mariangela. I momenti con te sono naturalezza, ma quelli con anche Mariangela all’inizio mi davano un senso di stupore, ma forse non è la parola giusta, perché non era stupore, era anche con lei naturalezza. Come se succedesse ogni giorno.È stata una cena a tre in un luogo che non poteva essere diverso, per tre che non possono fare a meno delle parole. E lì di parole era pieno: quelle scritte del locale e quelle dette da noi. Parole fluite come dal nulla, come un discorso già iniziato e solo interrotto, che ora riprendeva fra risa, sguardi, confidenze e pettegolezzi, al tintinnare di bicchieri e posate. Due ore volate come niente, per poi tuffarsi di nuovo nel caldo di un paese che in quei giorni non perdona, “aspetta prendiamo qualcosa” tu sussurri e vai una corsa a casa a prende Willy e ci porti i ghiaccioli. Sedute sulla panchina in piazza ascoltiamo le chiacchiere delle altre persone li sedute a prendere un po’ di fresco, però ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano ci tornvaano alla mente gli attimi condivisi e le labbra si aprivano in un sorriso. Ecco, nel buio dell’abitacolo della mia macchina, pensavo che davvero era successo, davvero ci siamo abbracciate, adesso siamo reali, siamo donne, siamo amiche. Grazie.