Gli uomini!

Il rapporto con mio padre.


Ieri sera guardavo "il commissario Montalbano". In una scena, Montalbano, riceve una telefonata dal padre...ha tanti colori sfumati quella chiamata. Nessuno dei due, in quel momento sa che quella è l'ultima volta che si parlano, quindi si dicono cose semplici, parlano del vino, del tempo trascorso dall'ultima telefonata. Il padre di Montalbano muore.Questo episodio mi ha fatto fare un parallelismo al rapporto che io ho con  mio padre.Fino all'età di 10 anni mio padre è stato una figura saltuaria nella mia crescita, e ogni volta che veniva a prendermi per stare insieme, erano liti con mia madre... Spesso mi mettevano in condizione di dover decidere io cosa fare: lui mi diceva "vieni con me", lei mi diceva "non ti azzardare ad andare con lui". Alla fine a stare male ero sempre io. Se andavo con lui, al rientro a casa erano botte sicure. Se non andavo, sentivo come di averlo tradito e comunque di non fare qualcosa che mi faceva piacere; ma guai a piangere, avrei preso altre botte.A 11 anni la mia vita giunge alla prima svolta. Mia madre si ammala, mi mette in collegio pur di non farmi stare con papà. Dopo poco meno di tre mesi lei muore.Mio padre mi porta a vivere con lui e le due figlie grandi.Con una c'è affetto, complicità. Con l'altra no. Semplicemente mi odia, perchè io rappresento, mio malgrado, tutte le sofferenze che lei ha patito da piccola.Passano gli anni, ma non passa il mio disagio, anzi aumenta in maniera esponenziale... A 17 anni vado via da quella casa.Inizio un mio percorso individuale fatto di alti e bassi, fatto di voli e cadute, fatto di amori e delusioni.In tutto questo il rapporto con mio padre è come quello della telefonata di Montalbano.Non abitiamo vicini, lui non è più molto giovane e a volte i nostri pudori ci impediscono di comunicarci quanto bene ci vogliamo.E ogni volta che metto giù la cornetta penso...