LINEE DI FUGA

Credito esaurito


Autore di un fortunatissimo libro che aveva raggiunto la decima ristampa in edizione economica, “I miei primi quindici anni di SMS” in cui  aveva pazientemente raccolto gli SMS inviati nel corso degli anni ad amici e parenti, colleghi ed amanti, si era deciso ma controvoglia a preparare con altrettanta pazienza l’inevitabile raccolta di SMS ricevuti, ben sapendo che il lavoro di cernita dei lunghi tabulati sarebbe stato faticoso e proibitivo. Del resto la casa editrice era impaziente e ugualmente pronta ad affrontare i costi necessari alla pubblicazione tenuto conto degli ampi e eticamente riprovevoli margini di guadagno rapportati ai costi di produzione. A convincerlo era stato sia il bonifico giratogli dall’editore in conto anticipo sui proventi finali, sia l’abile e bieco stratagemma escogitato dal responsabile del settore marketing. Un appassionato di cinema di fantascienza  che aveva traslato in una più prosaica materia il tema di fondo di un vecchio film di Ridley Scott “Blade Runner” a sua volta tratto da un ancor più vecchio romanzo di Philip K. Dick.Sapevano tutti che l’autore viveva da tempo segregato nel suo piccolo appartamento fronte mare dove nessuno aveva libero accesso e da cui lui stesso usciva di rado. Di solito nelle giornate di mare mosso o di notte quando usciva in cerca di sollievo alla solitudine entro cui era sprofondato da quando la storia con Paola era terminata troppo in silenzio perché avesse potuto farsene una ragione o ne avesse compreso i motivi. Era sufficiente fornire materiale umano di buona qualità, perché i sensi viziati e l’animo debole dell’autore trovassero sollievo se non euforia sentimentale ed erotica, quella che avrebbe assicurato un alto grado di produttività che al momento il volto triste del nostro autore non prometteva. Quindi fu contattata, previa ampia e faticosa selezione, una prostituta di buon livello e di più che gradevole aspetto. Una ragazza appena oltre i trenta anni, una esperta e navigata compagna di avventure, non una battona né una escort di alto bordo. Ben dotata fisicamente e dai lineamenti gradevoli anche se non particolarmente eleganti, fisicamente tonica ed al tempo stesso testimone di abitudine al piacere o come si sarebbe detto, rotta al vizio. Elementi che uniti ad una segreta passione per la letteratura e una naturale predisposizione alla conversazione ne facevano una autentica bomba ad orologeria pronta ad esplodere, come previsto, nel cuore oltre che nei testicoli del nostro autore, che come ogni triste autore di testi comici non sapeva distinguere tra passione e amore, figurarsi tra una donna ed il replicante di una donna ideale di cui innamorarsi che era in realtà Alma, anche se non ai suoi occhi. Forse non era amore, ma quella ragazza sapeva il fatto suo, non solo era abile seduttrice, era soprattutto una paziente lavoratrice che del resto aveva accettato quell’insolita collaborazione con un pizzico di sadico divertimento. Fare innamorare di sé, di una donna astratta ed ipotetica, un uomo stanco per dargli linfa da cui attingere le energie necessarie alla stesura di un nuovo best-seller, assumere non solo i panni della prostituta, ma della motivatrice, della musa, le era sembrato divertente. Mai quanto il numero di zeri dietro l’uno che lesse sul piccolo biglietto di carta portole dal responsabile del marketing. In realtà solo la metà di quanto avrebbe percepito a missione compiuta, esaurito il compito ed il tempo, tre mesi, previsto.Quell’amore inatteso e la perizia di Alma, e non solo in fatto di sesso, non aveva dovuto faticare molto a vincere la resistenza di M. il quale si era lasciato sedurre con addirittura sospetta facilità. Dopo quindici giorni di passione posticcia e replicata quanto si vuole ma pur sempre carnale, aveva naturalmente ripreso i tabulati e aveva cominciato ad estrapolare i messaggi pervenuti nei suoi primi quindici anni. Un lavoro paziente e meticoloso a cui Alma lo lasciava volentieri perché quel lavoro, per quanto gradevole dato il piacevole aspetto del suo ignaro cliente e dato il buon livello amatorio, era pur sempre lavoro. Oltretutto M. era, fuori dal letto, una persona piuttosto priva di fantasia, di immaginazione e stargli accanto voleva dire sobbarcarsi lunghe ore di silenzio o di monologante, e altrettanto opprimente, disquisizioni attorno al nulla, ad una trasmissione televisiva o una banale notizia saltata agli occhi dal quotidiano. Uno di quelli gratis che trovava al bar sotto casa.Talvolta, quando Alma usciva per tornare a casa propria, avvertiva una vaga eppure appiccicosa sensazione di pena per quell’uomo di dieci anni più vecchio di lei. Lo vedeva chino sui suoi stupidi tabulati, un set di evidenziatori di vario colore davanti agli occhi intento a scovare tra quelle pagine gli sms utili. Poi, con una scrollata di spalle chiudeva la porta ed usciva pensando che ormai era a metà del suo lavoro. Le mancava poco più di un mese e l’obiettivo era raggiunto. M. si era innamorato di lei? Forse, di certo non andava più a puttane e replicante o meno che fosse lei ai suoi occhi, in un certo senso, era l’amore, quello capace di smuovere le montagne per poi accorgersi, a passione sopita, che forse la montagna stava meglio lì dove era sempre stata.Qualche settimana dopo, stanca ed un poco annoiata della solitudine forzata in cui la lasciava M., preda di pensieri che solo la noia può suscitare Alma aveva deciso di recarsi dal suo datore di lavoro per chiedere, pensò istintivamente, uno sconto della pena, considerata almeno la buona condotta. L’editore si mostrò disponibile. La ragazza aveva fatto un buon lavoro, ma le chiese di trovare il modo di venirne fuori, lei, ma soprattutto M. in maniera il più possibile indolore.Alma aveva escogitato solo la scusa più banale, un viaggio di lavoro che le avrebbe dato la possibilità di aprire nuovi orizzonti al proprio futuro lavorativo. Una formula espressa proprio in termini del genere che solo la mente sconvolta di M. avrebbe potuto accogliere come vera. In un certo senso era stato sin troppo facile e con il suo solito gesto Alma si era scrollata di dosso anche quella inattesa delusione. Pensava, a modo suo, di poter e dover vedere M. mettersi a piangere, sbattere i pugni almeno contro il muro. Niente di tutto questo. Certo non accolse la notizia allegramente, ma aveva pensato che un viaggio è un viaggio, si torna sempre da un viaggio di lavoro e quindi i due giorni a seguire erano stati febbrili di lavoro a cui lei lo spronava, non fosse che per poter riprendere fiato e dar un poco di riposo al corpo. In realtà in quelle pause, in quei brevi intervalli, quando lo vedeva spulciare tra i tabulati, lo sorprendeva spesso assorto o sprofondato in una tristezza la cui responsabilità attribuiva a se stessa, ma che in realtà era di M. soltanto, frutto di pensieri inediti, di una lucidità mentale inattesa e sorprendente anche se segretamente dolorosa.-          A presto! – Gli aveva detto Alma uscendo di casa e mai si era sentita tanto meschina in vita sua, ma ormai era fatta, il taxi l’aspettava e da lì a poche ore sarebbe stata ad Amsterdam, non certo a Parigi come gli aveva detto, convinta che forse quella era stata l’ultima marchetta della sua vita. Sull’aereo si fece servire un Martini e poi un altro e un altro ancora, poi riuscì ad addormentarsi sopra un mare rosso di alcol e raggi di sole sempre più distratti. Gli stessi forse che si distendevano davanti agli occhi di M. incredulo dinanzi alla voragine di un fallimento che ormai gli appariva inevitabile. E che avrebbe potuto trovare consolazione se avesse avuto accanto a sé ancora Alma.  Non si era mai illuso e tuttavia sarebbe stato bugiardo se avesse detto di non piangere almeno tra sé e sé la sua distanza che sapeva tanto di un addio. Aspettava solo di poterla chiamare per avere conferma. Un’avventura certo, forse uno sfizio, eppure lo sapeva che non sarebbe stato facile fare a meno di lei. Come sapeva altrettanto bene che quel fallimento a cui pensava era cosa assai più grave di un amore svanito troppo in fretta.Riepilogando e sfogliando i tabulati aveva scoperto di non avere a disposizione né materiale sufficiente, né tantomeno di qualità. Almeno della qualità che aveva fatto del suo precedente libro un successo editoriale tradotto in almeno quattro lingue. “Una vertigine di ilarità, un’iperbole di umanità”. Ricordava alcuni commenti. Un successo che all’epoca lo aveva sorpreso, gratificato e scosso da un torpore che non conosceva.  Ma adesso, più leggeva gli SMS inviati e più lo prendeva lo sconforto, l’ansia e una certa forma di paura economico finanziaria che lo esponeva alla ritorsione, inevitabile ai suoi occhi, dell’editore. Non era pronto a sostenere anni di difficoltà economiche, non più dopo avere beneficiato di una buona dose di fortuna economica con tutto quello che comportava, compreso l’avere quella piccola rubrica che ogni giorno compariva sul Quotidiano “Ditelo con un SMS” che gli dava, ogni giorno, non solo l’idea di guadagnarsi in maniera onesta di che vivere, ma anche quel po’ di popolarità che l’essere definito un comunicatore esperto di nuovi mezzi poteva fargli beneficiare con annesse partecipazioni, o come si dice in gergo ospitate, presso i più banali talk show televisivi del pomeriggio.C’era poco da dire, i suoi SMS erano troppo pochi per poter dare corpo ad un bel volume, e scarni, spesso, troppo banali per essere ripetuti anche solo se a titolo di cronaca. Con sorpresa rilesse quello che istintivamente aveva scritto la sera prima e che ricordava come una annotazione in calce ad una pagina “Come un auto con la spia della riserva accesa, vivo così, perennemente in rosso, in emergenza. Logica vorrebbe che cercassi un distributore, ma non ne vedo e procedo alla cieca, senza sapere quanto potrà durare la riserva, dove potrà condurmi e farmi arrivare, senza sapere quando finirà questo insopportabile strazio. In un certo senso vivo all’insaputa di me stesso, incapace, inconsapevole, ben oltre la soglia del fallimento. Non è una condizione grave, si tratta solo di abitudine, come per tutte le cose del resto. Poi arriva il momento in cui l’emergenza diviene impossibilità a muoversi. Le ruote non girano, i pistoni si arrestano. Non puoi dire di esserne sorpreso eppure. Mi rimane solo un’opzione, lo sguardo oltre il finestrino dell’auto in cerca di un’ispirazione. Ma questa è ora del tramonto, di un collasso collettivo mi verrebbe da dire, di una vergogna tenace e volgare pure essa e non solo nei modi. Una vergogna profonda che brucia in petto o nello stomaco. Altro che gastrite. Sono in presenza di un ben più angosciante fallimento. Ingeneroso dirà qualcuno, forse non si tratta di fallimento, bensì di un ripensamento. Qualcosa che dia la possibilità di un ravvedimento di una speranza. Io la chiamo la mia resurrezione.”“Una sorta di paradiso” vagheggiava immaginando di amori che non erano stati, di amici che avrebbe potuto avere, che un SMS fatica a contenere, “ma tu ci sei”. Oppure, dolorose illuminazioni quando ipotizzò il primo tradimento intuito, che al pari di uno reale gli aveva tolto il sonno e l’appetito, grazie a quell’SMS apparentemente innocuo esploso nel suo cielo con la potenza di un fulmine “questa sera farò tardi…non mi aspettare”. Lo sapeva, lo aveva sempre saputo, la vita inciampa sui puntini di sospensione e lascia incerti del seguito.Ma certo non poteva seminare e avere ricevuto, anche solo per finzione sms dolenti e solitari. Evocare le delizie di momenti teneri o estenuati dalla passione non era cosa facile. Gli era di aiuto ricordare i mesi trascorsi con Alma. Alcune sue parole e trasformarle, adattarle alla forma concisa del messaggio “tenerti dentro di me, ecco cos’è la felicità”. Oppure “chiudo i miei occhi e brucio anche se sei lontano”. O ancora “la mia vita è un carosello, una giostra che tu hai azionato”.La banalità dei sentimenti lo sopraffaceva a sua insaputa e persino quanto appena vissuto lo scagliava, a dispetto della speranza gettata nei giorni di passione come un pescatore la lenza in mare, in una forma di sconforto che aveva, era impossibile negarlo, il suo lato positivo, nella grande capacità produttiva, così la definiva, che gli aveva fatto riempire di frasi, apparentemente senza senso, pagine e pagine di SMS mai ricevuti, fiori di un prato mai sbocciati, vite mai vissute e forse nemmeno sognate che oltretutto lo lasciavano alquanto incredulo.A lui la sua vita era sempre parsa una missione dolorosa e non sapeva davvero da dove fosse sorta l’idea iniziale di quel primo libro di SMS inviati. Un lampo di genio che sapeva sarebbe stato irripetibile. Un guizzo di comicità involontaria, di umanità involontaria che sapeva di non poter bissare. Eppure immaginare gli veniva facile e la vita così creata sembrava avere se non un senso, almeno una profondità maggiore in cui riusciva a trovare e replicare la magia di un sorriso.“La ragazza con le piccole ali” aveva chiamato così una sua ipotetica amica mai esistita. Nel libro che sarebbe stato era la detentrice di piccoli segreti, la custode dei suoi desideri più intimi, un oceano di silenzio disse tra sé chiudendo le virgolette. Era lei a mandargli i messaggi che a lui apparivano i meglio riusciti, i più onesti, quelli che forse un lettore attento avrebbe riconosciuto più veri. Ma M. si sentiva come un pesce, un piccolo pesce rosso in una boccia di vetro, confuso dalla bellezza della luce e dai colori del mondo attorno, irraggiungibile. Convinto sino a prova contraria, sino all’urto con la parete vetrosa, di poter raggiungere quella “felicità indisponibile”. Il cui segreto immaginava la sua alata amica era la vera fortuna.Furono quindici giorni di lavoro febbrile e intenso, estenuante perché inventare la vita, quella che fa piangere, ridere, arrossire è cosa difficile, soprattutto se si vuole per di più fare sorridere. La chiamava “la piccola storia senza tempo”, ma era conquistato da una nuova inossidabile forma di malinconia che lo lasciava vinto a scorgere in un fiore sbocciare al sole l’inevitabile fine. Rideva e sapeva di non poter riverberare quel riso nei messaggi, ma gli sembrava che forse avrebbe dovuto tentare di chiamare Alma, almeno per festeggiare il completamento dell’opera. Gli comparve per risposta al suo “Ciao come va?” un esplicito messaggio “credito esaurito” sul display del suo telefono. Per un istante pensò di poter facilmente ovviare alla spiacevole circostanza. Poi, decise, raccolse la penna e sul fondo della centoventesima pagina scrisse l’ultimo SMS ricevuto “Credito esaurito”. Il resto è la mia introduzione.