L'INGANNO

tre


La mattina seguente era domenica. Le ragazze si svegliarono presto e con un tacito accordo di desiderio di normalità, iniziarono a sistemare casa e a preparare un buon pranzo per papà. Il profumo di caffè si diffuse per le stanze e Attilio si svegliò immaginando che la moglie fosse intenta alle faccende. Tutto glielo ricordò. I rumori, gli odori. Ma al suo posto vide due giovani donne con tanto bisogno di credere loro stesse che fosse così. Fecero colazione, poi Flora scese in strada, in quella piccola via del centro dove si incontrava con le cugine e gli amici del quartiere. Tra essi c’era anche lui Nicola… il suo primo e grande amore. Lo scrutò da lontano prima di avvicinarlo. Per un attimo aveva rimosso l’episodio del giorno prima, il ragazzo dai pantaloni neri sembrava solo un ricordo. Nicola si voltò come se avesse sentito il suo sguardo addosso: la vide e le andò incontro. Flora non fu espansiva come al solito, lo capì subito perché invece di ritrovarsi occhi negli occhi lei voltava il viso da una parte all’altra. “ Come non mi dai neppure un bacio?” “ Sì, sì te lo do…ma non qui, spostiamoci verso i giardini”. Mano nella mano si allontanarono di poche decine di metri e solo quando furono seduti su una panchina con l’aria fresca che gli accarezzava il viso, Flora di scatto lo baciò e gli sussurrò all’orecchio “ Scappiamo Nicò, adesso io e te soli!” . Lui rimase immobile allargando il sorriso. “ E dove vuoi che andiamo?” “ Non lo so, scappiamo a Milano da mia sorella Lina…lei ci tiene di sicuro, ci troviamo un lavoro e ricominciamo.” Nicola rise forte. “Ricominciamo cosa? Ma se non abbiamo iniziato niente nemmeno qui!?” Il viso di lei divenne cupo e iniziò a mangiarsi le unghie nervosamente. “ Tu non hai capito niente perché sei stupido…mi vuoi bene?” Sì rispose lui sicuro. “ E allora facciamo come dico io, qui non ci posso più restare, sento che sta per succedere qualcosa di brutto e voglio andarmene”. Lui pensò che fosse stanca per via della malattia, che fosse triste per la morte della mamma e che sentisse la nostalgia di quella sorella più grande di 10 anni emigrata a Milano.Le giornate di fine settembre erano tiepide, Nicola pensò che sarebbe stato bello andare in spiaggia quel pomeriggio. Si accordarono per le tre. Lui si avvicinò per darle un bacio…lei girò il viso ancora una volta poi si alzò e andò verso casa. Prese la piccola via in salita, pochi metri e entrò nel portone. Salì le scale e sentì il profumo di arrosto e patate al forno. “ Oggi sono tutti a casa?” Alzò la testa che teneva china sui gradini mentre li contava come ogni volta che saliva o scendeva le scale. Alzò lo sguardo e la prima cosa che vide furono pantaloni neri. Il cuore le balzò in gola, si arrestò di colpo. “Non ti faccio niente…” disse una voce lasciva. “Domandavo!” Flora si fece coraggio e continuò a salire. “ Spostati, lasciami passare…c’è mio padre in casa che mi aspetta”. “ No, tuo padre non c’è, è a casa mia, sai era preoccupato per mia madre non avendola vista arrivare ieri… è scivolata in casa e per qualche giorno non potrà venire a fare i mestieri da voi.” In quel momento si affacciò sul pianerottolo la sorella di Flora. “ Vieni a mangiare che è pronto!” Lei sgattaiolò in casa, corse a lavarsi le mani e si mise a tavola. “ Vincenzo vattene a casa, che le fai la posta?” Il ragazzo corse giù dalle scale e per poco non si scontrò con Attilio che stava rientrando in quel momento. Prima che anche il padre e il fratello arrivassero in cucina Irma si rivolse alla sorella? “ Che vuole da de quello stupido? Sempre che ti gira intorno…ma non lo sa che sei fidanzata con Nicola?” Flora arrossì e non disse una parola. “ Non mi piace, gironzola tutto il giorno con tipi poco raccomandabili, non fa niente di buono, tutta Napoli lo tiene a distanza”. Alle tre puntuali, Flora e Nicola si trovarono alla loro panchina e con la bicicletta di lui raggiunsero la spiaggia di Posillipo. Si tolsero le scarpe e passeggiarono fino a dove un’insenatura naturale li nascondeva a occhi indiscreti, si sdraiarono sulla sabbia e Nicola iniziò ad accarezzarla con mani tremanti. Lei lo lasciava fare, ma poi  quando le sue mani acquistavano sicurezza, gliele bloccava e si ritraeva, facendogli un sorriso malizioso al quale lui non sapeva resistere. Allora si perdevano in mille baci e mille dolcissime carezze…che rimanevano insoluti per lui e conferme per lei. Nicola non era esattamente quello che si definirebbe un bel ragazzo, era particolare, occhi e capelli castani, un bel sorriso gioviale, la sicurezza che solo origini nobili può dare e la consapevolezza di avere tra le braccia la ragazza più bella di Napoli. Flora era di una bellezza disarmante. I capelli lunghi e neri, una pelle bianchissima e due occhi azzurro cielo da ipnotizzare chiunque si soffermasse a guardarla. Un corpo da donna e l’ingenuità di una bambina. Ecco sì, forse era proprio questo ad accrescerne il fascino. L’inconsapevolezza di essere straordinariamente attraente, ma a sedici anni non se ne ha ancora coscienza. Quella sera Nicola riaccompagnò Flora al portone, si scambiarono l’ultimo bacio e lei corse su per le scale illuminate a malapena con la paura che Vincenzo potesse essere nascosto nel buio.