“ Flora, Flora… Flora svegliati!” Irma la scuoteva energicamente. “ Che c’è, che ore sono?” “ Non importa che ore sono, ti devo parlare, papà torna domani sera e per quel momento dobbiamo trovare una soluzione”. “ Che soluzione? Di cosa parli, sei impazzita?” Disse Flora non del tutto sveglia “ No tu sei un’incosciente se non ti rendi conto della situazione” incalzò Irma angosciata. “ Certo che me ne rendo conto, ma non possiamo parlarne domani mattina?” “Nò nò nò! Domattina devo andare a lavorare io, ricordi?” Flora si mise a sedere, guardò l’ora, le due e un quarto. Irma si portò le mani sul viso prima di scoppiare in lacrime. “ Tu…un figlio…ma ti rendi conto di che follia? E di chi è questo bambino?”. Flora la guardò incredula. “ E’ di Nicola!”. “ Sei sicura?” “ Certo che sono sicura, domani glielo dico”. “ E poi cosa succederà?” Flora la guardava e non comprendeva la sua disperazione. “ Cosa vuoi che succeda, noi ci vogliamo bene, ne sarà felice vedrai, stai tranquilla e torna a dormire”. “ Pensaci bene prima di parlare con lui, anzi riparliamone domani sera io e te prima di dirlo a lui e a papà, promettimelo, giuramelo, non ne parlerai fino a quando non saremo pronte.” Pronte per cosa pensò Flora, ma non ribatté, pensò che un giorno in più non avrebbe cambiato la situazione, giurò alla sorella incrociando gli indici sulle labbra e si sdraiò portandosi il lenzuolo sopra la testa. Avrebbe voluto gridarlo al mondo e invece aveva appena fatto il giuramento più assurdo e determinante della sua vita senza saperlo, un patto che avrebbe cambiato il corso degli eventi, un patto che avrebbe stravolto la vita a molte persone. La mattina dopo fecero colazione insieme Antonio si lamentò per il vociare della notte precedente, loro si scusarono e lui uscì per andare al lavoro, Irma non lo seguì come al solito, preferì restare qualche minuto sola con Flora. “Come ti senti?” “Bene grazie… ma cosa avevi stanotte? Parlavi di cercare una soluzione, piangevi. So’ che alcune persone giudicheranno ma io e Nicola ci amiamo e ci sposeremo, chi non comprenderà una cosa così semplice non mi importerà di averlo accanto”. Irma cercò di mostrare un sorriso, ma si intuiva la sua angoscia. “ Cosa dirà papà?” “ Papà capirà vedrai”. “ Ma…” Lasciò cadere il discorso, Flora se ne era già andata prima che potesse terminare la domanda. Quella sera il padre rincasò tardi dalla sua trasferta, le ragazze lo accolsero servendogli la cena riscaldata ma si ritirarono quasi subito nella loro stanza. Flora si mise a letto, Irma invece girava nervosamente, la sua mente non trovava pace. “ Flora sei sicura che sia di Nicola il bambino?” “ Certo che sono sicura te l’ho già detto, perché continui a chiedermelo?” Irma si fece seria e si sedette sul letto. “ Ricordi l’episodio di qualche mese fa?” “ Quale episodio?” chiese Flora. “ Mi raccontasti di essere sola in casa…poi l’arrivo di Vincenzo… la camicetta slacciata, ricordi?”. Flora ebbe un tonfo al cuore, aveva rimosso ma ora le parole di Irma la catapultavano in un incubo. Di quel giorno ricordava pochi sfuocati frammenti, le mani di Vincenzo, il suo fiato troppo vicino alla bocca, gesti concitati e mani sudate, poi il nulla fino a quando non aveva ripreso i sensi. Ecco sì, si rammentò di essere svenuta nel tentativo di difendersi da lui. “ Ricordo poco, quasi niente…perché mi parli di questo adesso?” Irma le prese la mano. “ Sai che quando sei colta da una forte emozione, questa può scatenare un attacco epilettico…sai che perdi i sensi…ecco…non potrebbe essere che lui…” Non sapeva come continuare ma sentiva di doverlo fare anche se questo rappresentava un turbamento per Flora.” “ Lui?” la invitò Flora a continuare. “ Lui…potrebbe essersi approfittato di te…credi sia possibile?” La ragazzina restò sconcertata con il cuore in subbuglio e gli occhi sbarrati, miliardi di sensazioni la investirono contemporaneamente senza che potesse distinguerne una. Saltò giù dal letto e andò alla finestra, spostò la tendina e rispose con voce sottomessa. “ Non ricordo, giuro, non ricordo nulla oltre a quello che ho detto. Me lo ritrovai alle spalle, mi voltò e cercò di baciarmi, mi slacciò la camicia e cercò di toccarmi: io gli dicevo di lasciarmi stare ma lui era più forte…cercai di scappare ma mi teneva…ho lottato fino a che ho visto la sua faccia sfuocata…poi…poi non so’…”. E fu proprio quel non so’ a insinuare il dubbio più atroce, l’alternativa più crudele al suo stato di grazia. Le due sorelle si guardarono vittime dello stesso sospetto, impotenti a qualsiasi chiarimento, schiacciate da un peso troppo grande. Flora si buttò tra le braccia di Irma. “ Nò nò, non può essere…lo ricorderei…e poi è passato tanto tempo avrei una pancia enorme…nò non è andata così non è possibile!” Ora piangeva disperata mentre la sorella malediceva l’averla riportata a quell’esperienza. “ Flora calmati ti prego…facciamo un po’ di calcoli…”. Ma nessun calcolo poté contro il funzionamento artificiale del suo ciclo, la poca distanza tra il rapporto con Vincenzo, quello con Nicola e il periodo approssimativo della gravidanza. Questo le fece piombare nella disperazione più buia, non trovarono nessuna parola che potesse rincuorarle, nessun gesto partì dalle loro mani. Ora la magia lasciava il posto all’incerto, allo sgretolarsi del sogno, alla paura e al sospetto dell’ignoto. Passarono giorni di silenzi assordanti. Flora si era chiusa in se stessa e passò poco tempo a casa di Nicola, accampò scuse, e per la prima volta in vita sua diede la colpa alla malattia, al fatto che l’aumento delle dosi dei farmaci la rendessero debole e stanca. Detestava mentire ma la situazione si era complicata e sentiva mancarle una parte di onestà, quella che le avrebbe permesso di parlare a Nicola, quella che avrebbe fatto di lei una donna felice. Una mattina Flora si sentì stanca davvero, ormai era una settimana che passava le giornate in piena solitudine a rimescolare pensieri, e nottate a fare congetture con Irma, era spossata e neanche quell’esserino che cresceva in lei sembrava avesse il potere di darle un po’ di conforto. “ Devo parlare a Nicola, voglio raccontargli tutto…anche di Vincenzo…almeno saprà la verità…capirà ne sono sicura”. “ Come puoi esserne sicura? Penserà che facevi la civetta con lui…e come gli giustifichi che era in casa con te?” Flora attese qualche minuto prima di rispondere. “ Nicola sa che sua madre lavora qui e che lui ogni tanto passa a lasciare la spesa, mi conosce e sa che non avrei mai fatto sciocchezze di proposito”. “ Già, tutti bravi a parlare…ma questa è una cosa seria…avrebbe subito il dubbio che il figlio non è suo e come credi che la prenderà…ti stringerà al cuore e ti dirà…oh non importa amore vivremo tutti felici e contenti!” Flora si portò le mani sulle orecchie e gridò “ Smettila” Tu non lo conosci non sai quanto mi voglia bene e ha sempre detto che mi sposerà!” Irma le andò contro la faccia “ Ah! Ti sposerà, sei sicura che ti sposerà se porti in grembo il figlio di quel delinquente?” Non poteva essere come diceva lei, doveva subito andare da Nicola e parlargli, subito senza aggiungere altro. Ebbe un mancamento e si sdraiò, Irma le portò acqua e zucchero, si mise accanto a lei e aspettarono di essere più calme prima di decidere cosa fare. “ Devo dirlo a Nicola, domani vado all’uscita della scuola e gli parlo”. Irma la guardò, era pallida e angosciata, le carezzò il viso e le disse. “ Devi riposare tesoro… troppe emozioni in questi giorni, domani andrò io a parlare con lui…gli spiegherò la situazione e aggiusterò tutto, ora dormiamo che è tardi.” Flora la ringraziò e fu quasi felice che la sorella potesse tanto per lei. Si sistemò i lunghi capelli in una treccia e si addormentò. Il giorno dopo lo passò in attesa del rientro di Irma, guardava l’ora e pensò che sicuramente gli avrebbe parlato durante la pausa pranzo, che coincideva con l’uscita dalla scuola di Nicola. Rimase in casa tutto il pomeriggio, scese solo a ritirare la posta verso le cinque e notò Vincenzo gironzolare davanti al portone; corse in casa e si chiuse a chiave. Il solo vederlo la faceva tremare, istintivamente mise una mano sulla pancia e ancora pensò…” No non può essere…”. Preparò la cena con molto anticipo, apparecchiò e si sedette su una sedia ad aspettare che tutti rientrassero. La cena fu silenziosa. Ogni tanto Flora alzava lo sguardo e cercava gli occhi di Irma che però le sfuggivano sempre. Sparecchiarono e lavarono i piatti tutto in rigoroso silenzio, senza che gli occhi dell’una incrociassero quelli dell’altra. Attilio si informò sul suo stato di salute, chiese della visita, ma prima che Flora potesse iniziare a rispondere, Irma sminuì ogni sintomo e spiegò, giostrandosi in un mare di bugie, una verità solo sua. C’era qualcosa che giocava a favore di Irma… una pancia inesistente…nessuno avrebbe potuto sospettare che Flora fosse incinta, neppure una madre attenta.Dopo qualche giorno di questa vita, Flora iniziò a chiedersi perché la sorella le sfuggisse, perché Nicola non la venisse a trovare, perché le ore rafforzassero il mistero. Non aveva amiche con cui sfogarsi, alle quali raccontare la sua angoscia, era troppo bella perché le altre ragazze sopportassero di averla accanto. L’ansia cresceva e una sera decise di affrontare Irma che sembrava avesse preso sembianze da estranea. “ Perché non mi parli? Sono giorni che aspetto di sapere del tuo incontro con Nicola…” Le chiese una sera sopraffatta dalla stanchezza. Irma continuò a piegare i vestiti e a riporli nell’armadio con movimenti automatici, stendeva gli indumenti sul letto, li ripiegava perfetti, poi li alzava ponendo entrambe le mani sotto di essi, e li riponeva nello scaffale centrale del piccolo armadio. Flora attese la risposta vedendole ripetere quei movimenti per tre volte. Attese fino a quando qualcosa di superiore non la spinse a scomporre il quarto indumento…allora sì, l’attenzione di Irma si posò sui suoi occhi imploranti. “ Non rendere tutto più difficile, abbi pazienza quando me la sentirò ne parleremo”. Flora perse il controllo e l’afferrò per i polsi, rimase qualche momento ferma fissandola negli occhi, prese fiato e le disse scandendo bene ogni parola. “ Hai parlato a Nicola?” Irma abbassò lo sguardo. “ Sì gli ho parlato”. Sussurrò a denti stretti. “ E allora?” La sollecitò lasciandole i polsi. “ Allora… mi ha riso in faccia”. “ Cosa!?” Esclamò incredula. “ Cosa ha fatto Nicola?” “ Mi ha riso in faccia… e… e ha aggiunto di non permettermi più di insinuare una cosa simile…”. Flora si portò le mani alla bocca, poi furono le nocche a schiacciarle le labbra. “ Non è vero…non può averlo detto…” Gemette senza forze. “ Ha anche aggiunto che… c’è un’altra ragazza che gli piace…”. Flora non resse al colpo, si sedette sul letto paralizzata dalla violenza di quella rivelazione. Irma era in lacrime e si inginocchiò davanti a lei. “ Non ti preoccupare tesoro…faremo senza di lui. Dio quanto mi sono sentita impotente di fronte alle sue parole. Non mi ha voluta ascoltare quando ho cercato di spiegargli…ha detto che se una cosa simile l’avessero saputa i suoi non l’avrebbero più fatto vivere. Ha aggiunto di dirti che sei una sciocca irresponsabile e non vuole vederti mai più…”. Se il mondo fosse crollato in quel momento Flora non se ne sarebbe resa conto, dentro di lei era già franato tutto, distrutto inequivocabilmente, annientato, finito. Rimase inerte, perduta in un incubo. Le mani gelate, il volto pallido… eppure il cuore batteva forte, lo sentiva… solo quello sentiva…il dolore straziante era già stato assorbito e vagava in lei come impazzito alla ricerca di un posto in cui insinuarsi. “ Mamma…” Solo questo riuscì a dire, prima di sdraiarsi e rimanere a fissare il soffitto ingrigito della sua camera. Occhi sbarrati per tutta la notte. Ne una richiesta di spiegazione, ne una lacrima, ne un respiro che potesse scuoterla. Flora spense la luce. E fu buio dentro di lei, per sempre. La mattina dopo tutto si svolse come se niente fosse accaduto. Attilio, Antonio e Irma uscirono per andare al lavoro, Flora non si alzò dal letto, il padre le diede un bacio prima di uscire, poi il silenzio. Passarono giorni incomprensibili, dove muoversi dentro le ore diventava inferno da dove non c’era via di fuga, nei quali cercava una ragione a ciò che le stava accadendo. Una mattina trovò la forza di telefonare alla sorella Lina. “ Ciao sono Flora… domani vengo a Milano”. Una piccola valigia, poche cose, due camicette, due gonne, la biancheria intima, la foto della madre, l’orsacchiotto bianco e il suo disco “ Cristina”. Lasciò la casa di Napoli senza troppo rumore, comunicò semplicemente che aveva desiderio di stare un po’ dalla sorella. Quella sera, quando lo disse al padre, Irma non interferì come di solito nelle argomentazioni altrui, tenne gli occhi nel piatto e fu silenziosa come una pietra. Attilio provò dolore ma l’idea che Flora desiderasse stare con Lina non lo disturbò, anzi forse era un bene per lei stare con persone più gioviali e spensierate. Si ritrovò sul treno sola ma le bastò sentire un piccolo movimento dentro al suo ventre per ritrovare il sorriso e la forza di continuare il suo cammino.