Lingua Italiana

Gli studenti scrivono (II)


Ecco altri tre racconti degli studenti d'italiano III.ANGOSCIOSO SOLLIEVO C’era una guerra contro i turchi. Il visconte Medardo di Terralba, mio zio, cavalcava per la pianura di Boemia diretto all’accampamento dei cristiani. Lo seguiva uno scudiero a nome Curzio. Le cicogne volavano basse, in bianchi stormi, traversando l’aria opaca e ferma. Perché tante cicogne? – pensava Curzio mentre guardava l’inconsueta strada. Mio zio, il quale era molto stanco per il lungo viaggio, si fermò per riposarsi un po’ e proteggersi dal forte freddo. Ma quando cercavano un luogo sicuro, mio zio e Curzio, il quale era un esperto lottatore, ascoltarono un fortissimo rumore, e non fu uno solo: erano tre terribili rumori, erano spari. Spaventato, mio zio guardò Curzio, ma lui era sull’umido prato. Aveva uno sparo nella testa. AUTORE: Paul Walther Guerrero León (Studente di Belle Arti)   LA GUERRA CONTRO I TURCHI C’era una guerra contro i turchi. Il visconte Medardo di Terralba, mio zio, cavalcava per la pianura di Boemia diretto all’accampamento dei cristiani. Lo seguiva uno scudiero a nome Curzio. Le cicogne volavano basse, in bianchi stormi, traversando l’aria opaca e ferma. Perché tante cicogne? – si domandava il visconte. In questa regione non ci sono uccelli. Questo è un segnale di cattiva fortuna. Medardo di Terralba era un uomo forte come il ferro, che aveva conosciuto tutte le guerre del vecchio mondo. Lui aveva viaggiato tra l’Europa, l’Asia e l’Africa per difendere la sua fede. Il suo scudiero era un grande guerriero su cui Medardo poteva sempre contare. Quel giorno erano successe molte cose strane. Gli uomini erano nervosi. Da questa guerra dipendeva il futuro di tutto il continente. I cavalli del visconte e di Curzio si sono fermati sulle loro due zampe; i turchi erano nascosti dietro una montagna; loro sono corsi verso i due uomini e pochi secondi dopo sono arrivati cinquanta turchi con i loro colossali cavalli bianchi. Tutti si guardavano agli occhi sfiduciatamente, ma nessuno parlava. Loro non sapevano che ci fosse qualcuno a cercare questa confrontazione. In quel momento è arrivato un frate anziano, Giovanni Goldoni, che era un uomo nel quale tutto il paese aveva grandissima devozione. Con enorme disprezzo del pericolo, il frate ha combattuto insieme a Medardo e a Curzio contro i turchi in una grande battaglia. Dopo quattro ore i tre uoini hanno catturato i cinquanta nemici. Loro erano felici per il loro trionfo. Erano vincitori! Il visconte ha domandato a Giovanni perché l’aveva fatto. Il frate non doveva combattere contro i turchi. Lui non sapeva come fosse la guerra. Giovanni ha risposto a Medardo che lui sapeva che quella battaglia sarebbe andata a finire in quel modo. La fede muove montagne! Poi il frate è ritornato nella sua chiesa ed il visconte ed il suo scudiero sono andati in cerca di un altro combattimento. AUTRICE: Anayanci Vargas Palma (Studentessa di Psicologia)  I TURCHI FRIGHTFUL C’era una guerra contro i turchi. Il visconte Medardo di Terralba, mio zio, cavalcava per la pianura di Boemia diretto all’accampamento dei cristiani. Lo seguiva uno scudiero a nome Curzio. Le cicogne volavano basse, in bianchi stormi, traversando l’aria opaca e ferma. Perché tante cicogne? -domandò Curzio e d’immmediato il visconte cessò la cavalcata. – Curzio, amico mio- gli disse in tono compasionevole. –Non sai dei poteri magici dei turchi? Possono fatare gli animali perché servano loro. Ormai le cicogne stanno spiandoci. I turchi sapevano che il visconte e Curzio avevano trovato un arma molto potente per annichilare loro.-Ma che cosa faremo se i turchi ci scoprono? –domandò Curzio con paura. Il visconte ci stava pensando quando, ad un tratto, loro scomparsero e il luogo dov’erano sembrava un deserto. Quando Curzio si svegliò pensò che fosse passato un tempo molto lungo. Tutto era oscuro intorno suo. Palpò le cose che si trovavano vicine. Il visconte dormiva ancora, alla sua destra. L’ambiente era dolce e freddo. Soltanto si ascoltava l’eco delle gocce d’acqua che cadevano al di là. Quel luogo sembrava una caverna, ma Curzio non poteva sappere la sua grandezza. Un po’ dopo il visconte si svegliò domandando dov’era. –Siamo stati vittime d’una fatatura dei turchi! Esclamò il visconte. –Siamo in una caverna.- disse Curzio. –No! Forse siamo perduti nel vacuo, in un altro pianeta, oppure nell’averno! Esclamò il visconte in modo paranoico. –Calmatevi signore -Curzio acquietò il visconte. –Dobbiamo trovare un’uscita. Pensarono che l’unica possibilita fosse camminare a tentoni. E così fecero a lungo. Dopo aver camminato una lunga distanza, il visconte trovò un piccolo buco. –Credo che per questo buco possiamo uscire - disse a Curzio. Il visconte l’attraversò per primo e, per qualche strana ragione, Curzio guizzò e l’uscita si chiuse. Il visconte era triste, ma l’unica cosa che poteva fare era pregare per Curzio e continuare il suo cammino proteggendo la potente arma.   AUTORE: Inti Katari Ureta Escobar (Studente di Disegno Industriale)