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Lettere di condannati a morte della Resistenza europea

Post n°23 pubblicato il 11 Aprile 2014 da LUBRIACONE

FRANZ MAGER
Di anni 47 — falegname - nato a Vienna il 2 giugno 1895 —. Membro del Partito Socialista Austriaco e quindi, dal 1934, del Partito Comunista Austriaco - falegname nelle officine meccaniche del1’azienda tranviaria di Vienna, diventa il Segretario dei Sindacati dei dipendenti del Comune. attività che continua clandestinamente anche dopo la soppressione dei sindacati, subendo nel 1935 un primo arresto e una condanna —. Arrestato una seconda Volta il 17 marzo 1941 -. Processato il 23 novembre 1942 e tradotto nel Landesgericbt I di Vienna —. Giustiziato a Vienna il 26 febbraio 1943.

Vienna, Landesgericht, cella 120 Karla amatissima,
con spaventosa velocità sta trascorrendo il breve tempo che mi è concesso come cosiddetto « periodo di grazia » prima che la sentenza venga eseguita. Non c’é da contare sulla grazia e, secondo le esperienze fatte finora, non c'è nemmeno da contare su di una revisione del giudizio, ingiustamente duro, devo concludere la mia vita e su questi fogli voglio dirti i miei ultimi pensieri e desideri. Cucirb questi fogli in un materasso e spero che qualche uomo giusto e buono li trovi un giorno e che pervengano in buono stato, sia pure con un certo ritardo, nelle tue care mani. Sono quasi due anni ormai da quando, il 17 marzo 1941, lasciai la nostra modesta e Cara casetta. Quando ho salutato te e Very ero addoloratissirno, anche se in apparenza avevo un contegno fermo, e non avrei mai sospettato che non avrei più rivisto questo luogo dove avevamo trascorso tante ore felici. Conoscendo l’esiguità della mia colpa, avevo contato su di una detenzione protratta si, ma non con un esito cosi tremendo. Questa punizione ingiustamente dura è da attribuirsi a una concatenazione di sfortunatissime circostanze. A te non occorre che dica come sono del tutto innocente delle accuse che mi sono state rivolte. Il mio unico ed esclusivo fallo è quello di non aver denunciato dei funzionari e colleghi comunisti con i quali avevo avuto dei contatti non intenzionali, e di aver voluto servirmi di tali contatti per ottenere sussidi, senza che se ne accorgessero, a favore di alcuni colleghi poveri caduti in miseria a causa della loro opposizione. Soltanto le condanne Che avevo subito in precedenza per la mia attività politica, la rigidità della procedura, la leggerezza del mio difensore e la mia condizione spirituale durante la giornata più importante del processo, hanno portato a questo giudizio.
 Quando queste righe ti perverranno, se questo avverrà mai, tutto sarà stato, comunque, già chiarito. Diversi miei compagni condannati a pene minori, e che mi sopravvivranno, ti racconteranno più estesamente di me e delle mie cose, del mio destino e delmio contegno. Schrbder, Mariahilferstrasse; Stepanek, Webgasse; Suppinger, 21° circondario, Schrickgasse, e altri. La morte non é in definitiva cosi orribile come la si pensa. Una Volta che ci si è rassegnati al proprio destino e se si tiene conto dello stato in cui dobbiamo qui vegetare, essa é invece una vera liberazione. Ognuno si augura che venga subito, eppure teme l’ultiIna ora, l’angoscia della morte prende ogni uomo, e ogni fibra si ribella contro la morte violenta. Per quanto esteriormente ci si dimostri rassegnati, per quanto si sia sempre pronti, e pur sempre una spaventosa prova dei nervi quando, dalla propria cella o da quella accanto, dei detenuti vengono prelevati per essere giustiziati. In ogni giorno in cui le esecuzioni hanno luogo, in genere il mercoledi, giovedi e venerdi, si è gia presi dallo spavento quando si sente l’avvicinarsi di passi alla cella e lo stridere di catenacci. Per me la prova dei nervi é più dura perche’, data l’esiguità della mia colpa e l’ovvia ingiustizia della condanna, continuo a sperare in una revisione, e cosi vengo sballottato di qua e di là fra la speranza di una revisione e i nudi fatti che si svolgono intorno a me e che fanno apparire impensabile una salvezza. La nostra condizione è indescrivibile. Tra la vita e la morte, senza diritti, simili a bestie destinate al macello. Abbiamo soltanto gli indumenti indispensabili fornitici dalla prigione, pantaloni, blusa, berretto e zoccoli, i pantaloni con una larga striscia nera, contrassegno della condanna a morte, camicia, mutande, fazzoletto, asciugamano e pedalini. Di nostra proprieta personale, solo lo spazzolino da denti. I capelli sono rasati a zero, ci viene fatta la barba una volta ogni due settimane. La luce rimane accesa tutta la notte. Di notte dobbiamo mettere i nostri vestiti in corridoio, davanti alla porta della cella. Per mangiare ci danno un cucchiaio di legno che ci viene poi ritolto insieme alla scodella. Alle 6 1/2 del mattino ci alziamo dopo essere stati svegli, in genere, già qualche ora. Dalla colazione fino a mezzogiorno e nel pomeriggio fino alle cinque siamo occupati a incollare bustine di carta e ad assortire fagiolini da semina. Dopo cena consegnamo i nostri vestiti e ci corichiamo. Di domenica questo avviene già alle tre del pomeriggio. I discorsi indugiano sulla nostra famiglia, sulle nostre probabilità di salvezza, sui piani per una eventuale vita futura. Logicamente anche il mangiare occupa gran parte delle nostre conversazioni, perché siamo sempre aflamati. Il vitto non è cattivo, ma è poco. Sono giunto in questa cella il 23 novembre 1942, vi erano già due candidati alla morte. I miei compagni erano Franz Scholle, telegrafista capo a St. Polten (giustiziato il 25 novembre) e Leopold Bill (se ne ando il 6 gennaio). I1 .26 novenibre al posto di Scholle venne un altro candidato alla morte, Walter Rosporka. E' un muratore di Leobersdorf, delle mie parti. Ha 35 anni ed è stato condannato a morte per avere incassato dei contributi per il partito comunista! Dalla mia cella finora sono stati prelevati due uomini, da quella accanto altri due, un altro da una delle celle vicine. Dal 23 novembre 1942, nei 55 giorni cioè da che mi trovo qui, sono state giustiziate circa 110 persone. Poiché secondo le supposizioni delle vittime il « periodo di grazia » dura 90 giorni, in quel lasso di tempo ci si sente relativamente sicuri. Dico relativamente, perche’ alcuni sono stati giustiziati dopo nemmeno 40 giorni. Tutti questi dati sono mere supposizioni. Nessuno sa niente di preciso. Non udiamo e non vediamo nulla del mondo. Meno di tutto sappiamo delle nostre faccende personali. Dato che anche i nostri parenti non sanno nulla, non ci resta che aspettare, aspettare, finché la cella si apre e saremo condotti alla esecuzione. La nostra unica fonte di informazione è il tubo del cesso. Al secondo piano e più in alto vi sono dei detenuti in attesa di istruttoria che hanno diritto ad acquistare un giornale e che ci comunicano le più importanti notizie. Inoltre alitano notizie da cesso, in parte atte a ravvivare le nostre speranze, in parte tali da aumentare la nostra disperazione. Dal 26 novembre eravamo compagni di cella noi tre, Bill, Rosporka e io. I1 6 gennaio Bill fu giustiziato; noi ne abbiamo molto sofferto. Ci fu difficile superare questo colpo. Eravamo insieme da sette settimane. Già dal 7 dicembre era stato condannato a morte e si trovava in questa cella. Era maturo da molto tempo. Durante i temuti giorni delle esecuzioni egli se ne stava ore e ore davanti alla porta e cercava di capire se e quanti venivano condotti alla esecuzione. E poi, il 6 gennaio, del tutto inatteso venne il suo turno. Nel bel mezzo del lavoro, senza sospetto, sperando in qualcosa di meglio, lascio sorridendo la cella senza un addio. Da allora siamo Walter e io soli. In due si sta meglio, per l’aria e perché ci figuriamo sempre di essere in tanti. Walter è un uomo semplice, un caro e buon compagno per me, un ultimo saluto delle mie parti. E profondamente affezionato ai suoi genitori e fratelli e non riesce a credere di dover morire nel fiore degli anni, non essendo consapevole di aver compiuto un delitto che meriti la morte. E' un uomo buono, modesto e bonario, che ha interesse solo per la sua famiglia, il suo lavoro, il quieto vivere, lo sport e le libere montagne. A volte è molto abbattuto, ma ci vuol poco per rallegrarlo e allora si tiene su molto bene. Per allietare un poco le ore cupe, talvolta cantiamo insieme come meglio possiamo, specie se la fame ci tormenta. Purtroppo non conosco molte canzoni. Con qualche canzoncina allegra, di quelle che gli piacciono, riesco a rallegrarlo anche se, spesso, non me la sento affatto di cantare. Più di tutto gli piace « Rose rosse », << Giù al Schottenfeld splende la luna », « Una domenica di mattino », << Rosellina della landa », e questo é gia quasi tutto il mio repertorio. Allora egli sa essere molto gaio e allegro fino a che non torna a rendersi conto del suo triste destino, allora si butta nel lavoro, o sogna di casa sua, di tutte le cose buone Che ha mai visto o mangiato. Sarebbe stato uno dei migliori con cui costruire un mondo nuovo di pace. Se questi fogli ti perverranno, fa’ avere ai suoi genitori e fratelli queste notizie sulle nostre ultime giornate e i suoi più affettuosi saluti d’addio ai genitori e fratelli (Leobersdorf a. d. Siidbahn, Wagramerstrasse 2).
Put sentendomi triste al pensiero che non potrò più vedere la paciica ricostruzione che seguirà questa guerra spaventosa, mi consola tuttavia il pensiero che essa vi libererà dal bisogno e che non dovrete preoccuparvi del vostro futuro benessere.
Nella serena attesa della mia morte imminente, ho spesso riflettuto sulla mia vita passata e l’ho sottoposta a esame. Il cappellano delle carceri mi ha molto gentilmente voluto dare in lettura un Nuovo Testamento che mi ha evitato molte ore di tedio pauroso e mi ha permesso di fare delle considerazioni molto interessanti, pur senza minimamente cambiare le mie idee sulla religione. Un serio studio mi ha fatto avere un certo rispetto de11’universalità e del significato pratico della dottrina morale del cristianesimo come regola per una convivenza fra gli uomini. Non sarà male se la nostra diletta, in età più matura, sottoporrà a un esame anche questa concezione del mondo. Nelle regole della morale cristiana c’e molta saggezza e molto senso sociale, ed essa é utile (senza misticismo) come buon sostegno per agire in modo conseguente. Comunque la religione è un fatto puramente personale, privato, e il rispetto per gli altrui sentimenti religiosi è un dovere elementare di un uomo educato e perbene. Anche dal punto di vista nazionale non mi sento colpevole. Non ho mai concepito l'internazionalismo come un fattore ostile, avverso all’idea nazionale, ma come una intesa dei vari interessi nazionali nell’interesse di un fecondo sviluppo di tutta l’umanità. Mi sono sempre riconosciuto come parte della mia Patria e del mio popolo, perché considero popolo e nazione non come qualcosa di artificioso e casuale, ma come un fenomeno naturale, storicamente determinato. Respingo la guerra in tutte le sue forme e non mi auguro altro che una intesa fra le nazioni basata sulla perfetta uguaglianza dei loro diritti. La mia concezione democratica mi porta verso il socialismo internazionale che unisce i popoli. Per la mia origine sono un tedesco consapevole, per la mia posizione socia1e sono socialista. Con ciò non intendo l’appartenenza a un determinato partito, ma bensi a una determinata concezione del mondo. Per socialismo intendo l’impiego internazionale pianificato dei beni, un più organico impiego delle forze del lavoro, una distribuzione possibilmente giusta dei beni come presupposto materiale a una vita in comune estremamente morale e felice: l'instaurazione di tutti i requisiti necessari per il raggiungimento di tale scopo, mediante la ragione, nello spirito della verità e della giustizia e con la soppressione di ogni violenza. Niente guerre, niente rivoluzioni. Contro l’idea della violenza, la violenza dell’idea. La violenza è prova di immaturità, crea ingiustizie e nuova violenza. Per quanto io stia per morire per opera della violenza, per quanto probabilmente sarei riuscito a salvarmi usando violenza senza riguardo, la mia natura mi costringe a non usare nessuna forma di violenza, a rinunciarvi. Preferisco soffrire una ingiustizia piuttosto che fare un torto a un innocente. Mi sembra che la questione pù importante per ogni uomo sia il rapporto con il prossimo e con la comunità, la giusta armonia delle sue inclinazioni e tendenze personali con quelle del mondo che lo circonda, della sua famiglia, dei suoi amici e conoscenti, dei suoi compagni di lavoro, dei suoi connazionali. Perciò mi pare molto importante che ciascuno si renda bene conto dei suoi interessi, di ciò che gli serve e gli é utile nel senso letterale della parola, che riconosca chiaramente e con sicurezza ciò che vuole e desidera. Perciò, carissima Very, basa le tue conoscenze sui fatti reali, sulle esperienze. Guardati da ogni illusione, da ogni misticismo. Regola il tuo comportamento secondo il vero e l’utile. Ma su ciò che é utile non soltanto a te stessa, anche al tuo prossimo. Impara a conoscere i tuoi ben giustificati diritti e cerca di metterli d’accordo con quelli di coloro che ti circondano. Impara a conoscere te stessa, cerca sempre di sviluppare il tuo carattere. Tieni un diario. Ma che non sia meschino; segna in esso tutte le tue esperienze, conoscenze, giudizi, desideri e propositi; se in avvenire li confronterai con le tue successive conoscenze, riconoscerai il tuo sviluppo, il confronto ti servirà per restare fedele a te stessa, per trovare la strada giusta, diritta. Non vi é nulla che sia più necessario per condurre una vita limpida che di conoscere se stessi, di essere in chiaro con i propri desideri, le proprie capacità, inclinazioni, debolezze. Un buon diario verace è lo specchio indispensabile dello spirito, e il miglior mezzo per educare se stessi. Agisci sempre in modo da non doverti mai vergognare di fronte alla tua mammina e a me. Ama la verità e cercala sempre. E meglio sopportare un dispiacere per la verità che scansare con una menzogna una spiacevole decisione.
Se avessi tenuto conto di questo, forse avrei potuto essere ancora con voi. I rapporti con il prossimo da nulla traggono maggior vantaggio quanto dalla verità e chiarezza. Cerca dunque di arrivare a concetti chiari, di parlare un linguaggio chiaro, comprensibile, non ambiguo. Se tu saprai sempre con chiarezza cio che ti occorre, se con un linguaggio chiaro saprai sempre difendere i tuoi interessi, facendoli coincidere con gli interessi delle persone attorno a te, allora saprai ben trovare la tua strada, amatissima figlioletta. E anzitutto onora e stima la tua cara mamma. Per quanto tu possa apprendere per conto tuo, è sempre di inestimabile valore la saggezza di una vita vissuta, le esperienze spesso amare della tua mamma. Anche se non mi preoccupo per il tuo avvenire, sono tanto addolorato di dovervi lasciare proprio adesso, quando ti sarei potuto essere particolarmente utile, quando sarei diventato il tuo migliore amico e compagno e avrei trovato la più pura gioia nella evoluzione del tuo carattere e del tuo spirito. Le mie più calde benedizioni ti accompagnino sulla tua strada. Conserva un buon ricordo di me!
Ancora una cosa, cara Very, non trascurare gli esercizi fisici, addestra il tuo corpo, il tuo coraggio fisico e morale. Abbi il coraggio di essere sincera, di fare delle rinunce ove occorrano. Occupati di musica e di canto. Ti apriranno il cuore piti di molte sagge parole. Sono. l’ultima consolazione quando dovrai dipendere esclusivamente da te, e spesso nella vita ti saranno di occasione per dare gioia a te stessa e agli altri. L’allegria e la serenità sono il dono migliore per il tuo prossimo, la migliore raccomandazione, favoriscono il tuo progresso sociale e la tua assimilazione a ogni comunità.
Carissima Karla, in piena tranquillità e con rassegnazione attendo la morte. Cio che più mi addolora e il pensiero di quanto duramente colpirà in un primo tempo te e voi tutti. Ma, quando queste righe perverranno nelle tue care, buone mani, ogni dolore sarà già passato. Io te lo auguro di tutto cuore. Per me non é molto diflicile '
morire. Sono consumato da una vita dura e particolarmente dalle sofferenze degli ultimi due anni, per me la morte non è che una liberazione.
Per quanto oggi le apparenze siano contro di me, ho la certezza che non sarò considerato eternamente un delinquente, né che la mia tragica morte sarà sempre un’onta per voi. Non ho commesso alcun delitto contro lo Stato. E però non sono nemmeno un eroe, un martire, sono soltanto ciò che sono sempre stato, un uomo semplice, semplicissimo, che ha dovuto morire perché non era adatto per questi tempi. Sono una vittima di questi tempi terribili, come molte, molte migliaia prima e dopo di me. Ho dovuto morire perché la solidarietà umana mi era filtrata
nel sangue, perché stimavo superiore alla mia salvezza personale il rispetto verso il mio prossimo, verso i miei compagni di lavoro. Provengo da un’epoca in cui la solidarietà aveva un significato, era una questione d’onore per ogni lavoratore che si rispetti, e costituiva il primo, il più importante presupposto della lotta e della Vittoria per un mondo migliore, più felice. Spero che questa solidarietà, questo amore per il prossimo, non importa con quale nome si voglia chiamare questo unico, meraviglioso sentimento, divenga proficuo anche per voi e possiate progredire nel grembo della famiglia e della più vasta comunità. I miei libri e i miei scritti conservali fino a che Very in età più matura non decida da sola cosa desidera conservare o adoperare in altro modo.
Muoio rassegnato, ma non con facilità, muoio con la coscienza pulita, vittima della insufficienza umana dei miei giudici. Vorrei riunire in una sola espressione tutto l’amore e la pena che provo per voi, e trasmettervela come ultimo lascito. Addio, non mi dimenticate.
I più afiettuosi, caldi saluti e baci d’addio dal Vostro papà.

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