Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 03 Ottobre 2006 da lividilesi

Rimane così questo blog abbandonato, solitario, triste pure lui. Nonostante tutti i suoi toni rosa nonostante tutta la farcitura di parole colorate. Una password che è tutto un programma... Non dirmi più, oppure sì dimmelo ancora e ancora e ancora quello che m'hai sputato per telefono ieri sera. È stata una scossa, mi è salita la temperatura di quindici gradi nel tempo stesso che t'è servito per pronunciare sette parole.

 
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oggi ho scoperto questa...

Post n°10 pubblicato il 15 Marzo 2006 da lividilesi

L'EMISFERO DEI TUOI CAPELLI

Lasciami respirare a lungo, ancora e ancora, l'odore dei tuoi capelli, lascia che io vi immerga il viso

come fa l'assetato nell'acqua della sorgente, e che li scuota con la mia mano come un fazzoletto odoroso

per farne uscire i ricordi nell'aria.

Se tu potessi sapere tutto quello che vedo, tutto quello che sento, tutto quello che scopro nei tuoi capelli!

La mia anima viaggia seguendo un profumo, come l'anima di altri viaggia seguendo una musica.

Nei tuoi capelli c'è un intero sogno, pieno di vele e alberature; mari aperti i cui monsoni mi portano

verso climi incantati, dove lo spazio è più azzurro e profondo, dove l'aria ha il profumo dei frutti,

delle foglie e della pelle umana.

Nell'oceano dei tuoi capelli vedo un porto brulicante di canzoni tristi, di uomini vigorosi dei più diversi paesi,

e navi d'ogni forma, le cui intricate, delicate architetture si stagliano nel cielo immenso, invaso da un'immobile calura.
Se carezzo i tuoi capelli, ritrovo il languore delle ore passate su un divano, nella cabina di una bella nave,

cullato dal dolce rollio del porto, tra vasi di fiori e terrine rinfrescanti.

Nella brace dei tuoi capelli, respiro l'odore di tabacco mescolato all'oppio e allo zucchero;

nel buio dei tuoi capelli vedo splendere l'infinito dell'azzurro tropicale; sulle rive muscose dei tuoi capelli

mi inebrio degli odori mescolati del catrame, del muschio e dell'olio di cocco.

Lasciami mordere ancora le tue trecce pesanti e nere.

Quando prendo a piccoli morsi i tuoi capelli elastici e ribelli, mi sembra di mangiare ricordi.

C. Baudelaire

 
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al miglior offerente

Post n°9 pubblicato il 27 Febbraio 2006 da lividilesi

 

Questa è una di quelle classiche giornate in cui il mio corpo e la mia identità sessuale sono inadeguate rispetto alle mie aspirazioni odierne,insomma,in parole misere,oggi vorrei essere proprietario di una sontuosa e prestigiosissima  fregna.

L’antefatto mattutino ti renderà più comprensibile il mio inopinato desiderio.

Ore 10 e 45, irrompe dalla porta principale del nostro ovile sociale il super mega iper fanta ultra direttore responsabile del suddetto ovile sociale, un signorino che ha oltrepassato i 40 da una decade,munito di capelli semi brizzolati(la sua testa funge un po’ da pianoforte tricologico,un capello bianco e uno nero,uno bianco e uno nero) voce roca che suscita suggestioni inenarrabili alle uterine pulsioni delle mie colleghe, inevitabilmente cosi ogni femmina rimane inerme di fronte al suo fascino carismatico,impossibilitata ad interagire per più di un paio di trisillabi prima di stramazzare al suolo in preda a fumanti e vaporose vampate ormonali,il che mi pone su un piano di superiorità globale e complessiva nei loro confronti,dato che dall’alto della mia eterosessualità io ci posso parlare per una quantità spropositata di minuti senza arrossire,esibendo tutte le mie armi dialettiche,alcune delle quali molto apprezzate dal simpatico trapanatore di fighe.

Ed io sono certo,sicurissimo, stra convinto che se i miei genitori, in quella gelida nottata del novembre 81,  anziché praticare un’insulsa missionaria si fossero sbizzarriti in una pratica sessuale più consona alle loro attitudini artistiche e creative,dando così vita ad una pargola anziché ad uno storpio col pisello storpio,sarei stata sciolta disinvolta e disinibita,immune dalla sindrome da paralisi intersessuale, perciò concludendo,se stamattina fossi stata donna a quel signorino gliela avrei fatta annusare un pochino.

 Prima di inziare a comporre questa melodia narrativa mi sono ripromesso di non leggere

I i tuoi scritti,per non rimanerne influenzato e contaminare il mio materiale letterario con il tuo, ma alle tentazioni non resisto,e men che meno riesco a resistere a te,che sei la prima tentacolare tentazione della mia tentennante esistenza, perciò ho da prima sorseggiato,poi bevuto,in un terzo tempo divorato ed in fase finale inghiottito tutte le tue parole, ed ora sinceramente mi è passata un po’ l’ispirazione di posare qui sopra tutti i miei cazzi,quelli attuali e quelli arretrati che per svariati motivi non ho mai avuto l’opportunità di regalarti,ora avrei solo voglia di te, o di quel surrogato di te al quale rimango aggrappato da settimane ormai,la tua vociaccia putrida e rozza,e pure un po’ tozza, domani te lo giuro sarai sommersa da frammenti variopinti di me,ma ora ti devo sentire,anche se sei al lavoro,anche se mi riattaccherai dopo 42 secondi,ma non posso prescindere da questa impellente ed imponente necessità, tutto questo credo possa essere riassunto in sole due parole, amore disgustoso.

 
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Post n°8 pubblicato il 27 Febbraio 2006 da lividilesi

31/01/2006 22.05.35

Per prima cosa, innanzi tutto io ti amo Gabriele.

E poi possiamo parlare di tutto quello che… che voglio. Vabbè, cogli l’ironia, autoironia anzi , come dici tu, questa è una qualità non scalfita dalla mia estrema suscettibilità. Sai ci sono dei giorni che ti amo di più degli altri, questo è uno di quelli. Bè, a dirla tutta, non è che ti ami di più, è che mi rendo consapevole della profondità dell’amore che sento, tanto che mi tremano le gambe a volte; in genere sono quei giorni nei quali non sono concentrata a compatirmi, a rattristarmi, a ferirmi, insomma a pensare solo a me stessa.

Non credo di poter rendere un periodo più lungo e meno scorrevole di questo appena scritto. Oh, si, oh si che posso, basta che ci aggiunga qualche condizionale vischioso, alzi un altro po’ la musica e..

Ecco, appunto partorirei frasi come “condizionali vischiosi” una dietro l’altra. Ma mica devo dirti qualcosa d’importante sai, sto qui a scriverti solo perché così ho l’impressione di parlare con te, di comunicare, pensarti e basta non aiuta tantissimo quando non ci si vede da settimane, ci si sente sempre meno e si rischia di franarsi addosso con tutti i propri pensieri compulsivi e le tristezze arretrate. Quello che vorrei adesso è soltanto stare con te, poterti guardare e toccare.

E bò, stranamente dopo questa frase ora mi mancano le parole. Senza parole e senza drammaticità, perché no che non voglio drammatizzare, nonostante Tom Yorke. - Sono padrona della mia mente - ….  … Dio, e dopo questo ti starai scardinando dalle risate, è come quando Berlusconi ha detto di essere un presidente operaio. Vabbè, amore, la strada all’illuminazione è lunga, chissà quante vite ci vorranno, l’importante è cominciare a cambiare, dovrò passare magari per un’ereditiera con la faccia da cazzo ed il capello platinato, all’operatore “everybody touch down” della Telecom che prima viveva in me (ormai si chiama così) fino a reincarnarmi nel priore che si becca una forchettata, nella madre di un pezzo di merda che recita almeno 2 rosari al giorno (e questa sarebbe la punizione per aver sodomizzato la nonna toscana nella vita precedente, con la scusa di averla vista acquistare perizomi). Ok, ok, basta.

 
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