NevErLanD

Post N° 45


Così ho salutato l'Africa.Ho salutato tutti, anche se non tutti nel modo che speravo.Ho lasciato Maxixe fra le lacrime. So di essere una piagnona ma io non riesco proprio a tenermi dentro le emozioni.Ho una sorta di incontinenza emotiva che mi rende senza mezze misure, che rende la mia testa trasparente. Tutti possono intuire come mi sento.Forse è una caratteristica positiva, perchè ho perso la mania di mascherarmi sempre dietro a un sorriso. Chi lo sa.Comunque in questi quindici giorni sono cambiate un sacco di cose.Non posso arrogarmi il diritto di dire "Ho capito l'Africa". Questo no.Però...le emozioni che ho vissuto mi hanno sconvolto non poco l'esistenza.E' stato come prendere la parte più interiore di me e sbatterla lì, in faccia al mondo.Pregi, difetti, limiti e sentimenti. Tutti lì, tutti pronti a captare il minimo stimolo dall'esterno.E di stimoli ne ho ricevuti tanti.Dall'orfanotrofio di Maputo alla prigione di Maxixe, passando dalla comunità Cuguamna, dalla Creche e i pescatori.Tutte queste persone, che a Faber sarebbero piaciute un sacco, hanno una cosa in comune.La povertà.Eppure, io nella mia vita non avevo mai incontrato persone tanto ricche.Perchè i bambini ci sono corsi in braccio pur non avendoci mai visto, e i carcerati hanno ballato e cantato con noi pur vivendo in condizioni animalesche, pur non avendo un angolo di spazio. E le donne della Comunità Cuguamna hanno cantato e ballato al nostro arrivo.Nico mi ha chiesto se sono cambiata poi così tanto.Io ci spero, perchè non sopporterei di essere la Fede di sempre, dopo tutto.Ho cercato di vivere senza chiudere gli occhi, e le orecchie pronte ad ascoltare. Senza prendere tutto come oro colato, ma cercando di non trascurare niente.Perchè ogni singola persona mi ha lasciato una ricchezza enorme.Le cose da dire sarebbero tante. Le persone da citare, anche.Allora mi limito a ringraziare ogni faccia sconosciuta diventata amica, diventata parte di me, della mia storia. Della mia vita.E che ha saputo rendere le cose più semplici quelle più incredibili. Lacrime, abbracci, sorrisi e vaffanculo, tutto diviso, per capire il vero significato di "partilhar".Quelle stesse persone che mi hanno fatto sentire a casa, e che mi fanno giurare a me stessa che, certo, un giorno o l'altro ci rivedremo tutti, insieme, amici.Per ora resta la certezza che, anche se non fisicamente, una parte del mio cuore è là in Mozambico. E che non siamo europei e africani, non mozambicani e italiani. Ma, per sempre, fratelli.