La Loggia di NEO-GEO

Post N° 114


… Era l’alba e i suonatori della festa continuavano imperterriti a suonare, come se avessero paura che il sole non sarebbe sorto senza tutto il loro Jazzare. Io ero sul prato, seduto sulle mie ginocchia, la tua lettera aperta nelle mani. La festa era ormai finita, e io, come sempre, ero rimasto tristemente solo. C’erano le tue parole sotto i miei occhi, quelle parole che tu scrivevi sempre come se le stessi urlando in pubblico, con quel carattere tondo e maiuscolo, quello di una bambina che scrive una poesia al suo papa. Li fuori il sole tardava e io iniziai ad aver freddo, solo le tue parole su quel pezzo di carta mi facevano sorridere. Con le lacrime agli occhi ripiegai il foglio e me lo infilai nella tasca della giacca, all’altezza del cuore. Guardai il sole fare capolino dall’orizzonte sterminato e vuoto del prato. Sorridevo ancora e una lacrima mi scivolò in bocca. Il suo sapore era salato, salato come acqua di mare, ma non importava più niente. non mi importava più niente di nessuna cosa. Non ero più solo…