La Loggia di NEO-GEO

Post N° 144


Selfmisunderstanding, confondere la propria personalità, non riconoscersi, non capirsi. Quando si viene a contatto con una nuova realtà, simulata o autentica che sia, si mette in gioco la propria identità, il proprio spessore morale. Fischi per fiaschi, la dialettica, il dialogo è uno scontro che diventa scontro. Parti opposte che si vengono incontro come soldati pronti alla battaglia. Lo spessore fisico delle immagini proiettate è nullo, ma nonostante questo, quello che ci restituiscono è una visione della realtà, una storia. Magari una storia priva di capo e coda, magari una narrazione che non segue canoni normali, ma a noi non ci interessa. Noi esprimiamo il desiderio di entrare in quella realtà, di farne parte, di viverla assieme a quei personaggi che la subiscono o la pilotano. La nostra identità si mescola alla loro, è per questo che siamo disturbati quando uno di questi personaggi compie un’azione che noi non faremmo mai. Qualcosa di riprovevole, o qualcosa di trasgressivo, o semplicemente qualcosa che non ci è abituale. Viviamo altre realtà stando seduti in disparte, Protetti dall’oscurità della sala. In quel momento siamo tutti dei voyer, e in quanto voyer siamo curiosi e sognatori allo stesso tempo. Evadere, sentirsi raccontare una storia, vuol dire evadere da quello che ci circonda, magari evadere per vedere ciò che ci circonda da altri occhi, oppure per vederlo con occhi simili ai nostri, ma non uguali. Entrare, guardare, scrutare, apprendere, rielaborare. Questo vuol dire farsi una cultura, capire il mondo. Per questo molte volte si sostiene che il cinema non faccia altro che raccontare il mondo, anche quando mette in scena cose visionarie che non sembrano centrare nulla con la realtà. Magari può anche essere un viaggio dentro noi stessi, magari un viaggio dentro qualcun altro, magari un viaggio in un’altra parte del mondo, magari un viaggio in un luogo che non esiste.