La Loggia di NEO-GEO

Il coro.


Il canto dei popoli, miti, leggende, dei cori che si alzano tra la gente comune, quella di tutti i giorni, quella che tenta di vivere, quella che tenta di ricercare la sua felicità, la sua nicchia nel mondo. Il canto corale che dipinge una affresco. Un affresco del passato di qualche decennio fa che si riflette sull’oggi, su come siamo noi occidente, su come vorremmo essere. Un canto che ci racconta dei nostri sogni, delle nostre paure, delle nostre vite, delle nostre disgrazie, e ci ricorda che senza miti in cui credere possiamo anche sprofondare nell’oblio e nel conforto. La distruzione del mito non ha volto, è parte di noi, come il male che risiede in ogni animo. La violenza dalla quale non possiamo sfuggire. Un canto dei popoli, delle masse, il loro punto di vista è sempre il più importante, è quello che conta davvero dopo tutto. Il ricordo che un’intera nazione preserva di un individuo, è tutto racchiuso nei punti di vista di un popolo variegato. Un canto, un coro, voci e immagini che si incrociano si anelano, trovano una loro omogeneità anche se sono le più diverse possibili. L’obbiettivo che tentano di raggiungere è sempre quello, e se viene a mancare vengono a mancare pure loro. Questo è il nostro occidente, questo è cinema, questo è Bobby. Almeno dal punto di vista di un corista solitario come me.