La Loggia di NEO-GEO

Natura Morta


Natura morta, fatta di piani sequenza che creano spazi e ritmano i silenzi dei personaggi vittime e allo stesso tempo piccoli protagonisti di una società povera ma votata completamente al progresso. Non c’è più spazio per il passato, c’è il presente eternamente sospeso in attesa di un miglioramento che non esiste. Sembrano essere solo due storie (ma in realtà sono molte di più) che si intrecciano sullo sfondo di una città distrutta e allagata a causa di un maestoso progetto per una diga. I mandanti del progetto non esistono, sono eteree presenze senza nome appena accennate dalle TV abbandonate nei palazzi in demolizione. Quelli che sono li davanti a noi sono solo i cittadini, che badano solo a quello che guadagnano, a vivere con quello che trovano, e sono solo pochi a cercare il senso di se stessi nel passato. Un neorealismo che si macchia di metafisica, con le visioni di ponti illuminati nella notte che si sfuocano, di palazzi moderni che prendono il volo come razzi per lo spazio (la modernità è solo un miraggio) e di un equilibrista che cammina sospeso per aria tra due palazzi (precarietà dell’esistenza?).I veri protagonisti forse sono gli oggetti, quei piccoli oggetti al quale il film dedica i suoi capitoli: Sigarette, liquori, tè e caramelle. Piccoli piaceri quotidiani, piccoli oggetti (universali) di scambio sociale che cementano e sanciscono amicizie e fratellanze tra gli sconosciuti. La macchina da presa (anzi, telecamera digitale), si muove sinuosa in carrelli e panoramiche, si concentra sul paesaggio, segue in lunghi piano sequenza i personaggi e aspetta che loro dialoghino tra di loro con lunghe pause, facendo parlare i silenzi più delle parole. E’ poesia, è il cinema che mescola realtà e sogno, documentario e visioni, ci parla di posti e vite lontane facendole sembrare più vicine.