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Fa discutere negli ultimi giorni il caso di “Rule Of Rose”, videgioco horror giapponese per PS2 che vede coinvolti nel ruolo di mostri, dei terribili bambini. Di questo gioco si è detto di tutto, il male e il peggio possibile, e sembrano proprio i bambini (quelli reali) essere giudicati come vittime di questo scempio. Da parte mia devo dire che non ho potuto provare “Rule of Rose” per vari motivi (il primo perché non è neppure uscito qui da noi), e sinceramente non mi interessa tanto difendere questo gioco in particolare. Mi interessa fare delle piccole precisazioni, che forse sembreranno banali, ma penso siano necessarie per chiarire la situazione. Alla fine, tutto questo scandalo ha scatenato non solo un accanimento contro “Rulo of Rose” in particolare, ma addirittura contro i videogiochi in generale. Si dice che facciano troppo leva sulle “insane fantasie dei consumatori”, e che la troppa violenza non è adatta a persone fragili come i bambini. Lo stesso Mastella (che per non perdere possibili elettori) ha detto che presto verrà istituita un’authority per vigilare e censurare questo tipo di prodotti in Italia. D’altra parte, non si dovrebbe negare che in tutti i media (vecchi e nuovi) che circolano oggi giorno nelle case degli italiani, la quantità di violenza e volgarità dilaga senza troppi controlli (non ditemi che la televisione è controllata da questo punti di vista perché ho i miei seri dubbi). Un mio “collega” della rete sostiene anche che è da secoli che la letteratura e l’arte sfruttano la violenza per mettere in risalto tendenze e qualità dell’animo umano che altrimenti verrebbero ignorate e sottovalutate. Sempre lui, si chiede anche perché in tutti gli altri mezzi di comunicazione espressione questo uso della violenza viene più tollerato mentre nei videogiochi no.
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