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« I dettagliMessaggio #114 »

Da Pulp Fitcion a Slevin. La frammentazione

Post n°113 pubblicato il 03 Settembre 2006 da NEO_GEO
 

Tra pochi giorni parto per Venezia! Il Festival mi attende!

Comunque, tornando sul discorso dei dettagli: Si è creata una tendenza particolare nel cinema post moderno dopo l’avvento del gia citato “Pulp Fiction”. La cosi detta “frammentazione del racconto”. La storia del film non viene più presentata come qualcosa di unitario, ma viene spezzata in tantissimi frammenti alle volte scombinati, senza un ordine trasparente. In “Pulp fiction” questa frammentazione è portata all’estremo, tanto che lo stesso racconto non solo perde unità, ma si dissolve nel nulla senza lasciare traccia. La trama di “Pulp Fiction” non esiste, abbiamo solo una serie di frammenti che non vengono unificati da un elemento comune, non c’è un filo che li lega assieme, quel personaggio leggero che è Marsellus Wallace. Ma se notiamo bene anche lui non è un personaggio tanto diverso dagli altri, sono messi tutti sullo stesso piano, nessuno possiede una statura maggiore. Tutte le storie sono paritarie e quasi scollegate, neanche la linea temporale è rispettata.
Possiamo prendere molti film come eredi di questa “frammentazione”(anche se mai così radicali come il film di Tarantino). “Snatch” e “Lock & Stock” (Guy Ritchie) ci presentano anche loro una moltitudine di trame, personaggi, e racconti diversi che sembrano non avere un collegamento tra di loro, ma verso la fine del film tutti questi episodi (destini) diversi convergeranno in un’unica risoluzione finale. “21 Grammi”(Alejandro González Iñárritu) invece disorienta lo spettatore, proponendo anche lui una serie di storie e personaggi differenti che all’inizio sembrano completamente scollegati tra di loro, presentati addirittura senza un ordine cronologico, lasciando allo spettatore il compito di ricostruire tutta la vicenda per poterla capire affondo, come se fosse un puzzle da comporre. Per finire cito il recentissimo “Slevin: Patto criminale” (Paul McGuigan) che consiglio a tutti di vedere. Anche “Slevin” disorienta lo spettatore, presentando una moltitudine di eventi che sembrano così scollegati tra di loro che si ha quasi l’impressione di assistere a due film diversi. Per due terzi del film pensiamo di assistere ad una determinata storia, ma ecco che nell’ultimo terzo tutto si ribalta e ci viene spiegato davanti agli occhi. Tutti i frammenti disordinati che abbiamo visto, si compongo e prendono un loro posto nella storia, che finalmente si fa molto più chiara.
Questa è quella che si chiama “frammentazione del racconto”, e molti film ne fanno uso oggi giorno. “Pulp Fiction” rimane un esempio estremo rispetto a quelli che ho citato, perché i frammenti non convergono da nessuna parte (negli altri film il finale gli unifica tutti), anzi si muovono in direzioni diverse e si perdono nel nulla.

 
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