homo sum

Adieux Antoine


Ancora una volta il ciclismo deve fare i conti con le troppe esigenze di marketing.Il solo sport dove si rischia per motivi davvero incidentali non come automobilismo o motociclismo dove un motore decide la sorte non come il calcio dove intervengono spesso medicine Qui muori perché sei in bicicletta... pedali e sudi... e basta una variante impazzita a farti cadere.il tifoso esagitato... una macchina di supporto... una moto del seguito. ci sta anche la caduta mortale quella che ci ha fatti salutare Fabio Casartelli o Wouter Weylandt 108...solo al Giro 1984 ricordiamo Agostinho causa un cane... ma andando indietro possiamo arrivare alla vettura del seguito che travolse lo sfortunato orfeo Ponsin nel '52Ma l'ingombro attuale e il numero di squadre e corridori sempre più alto sta mettendo in crisi corse che per l'estensione del manto stradale dovrebbero contenere meno partecipanti...ma si sa... meno partecipanti uguale meno soldi... ed allora si passa a limare i margini di sicurezzaSolo lo scorso anno diversa corsa stesso problema Sagan alla Vuelta di Spagna centrato da una moto e costretto al ritiro... Trek buttato a terra da una auto del seguito a causa di un marciapiede stretto... come nel 2011 nel tour accadde a hoogland e una vettura che voleva evitare un albero.Ma la strada è quella che è ed auto con moto sono francamente troppo vicine ai corridori e troppe di numero.questa volta è costata la giovane vita di Antoine DemoitiéSarà ora di ripensare a tutte queste vetture sulle strade delle gare ciclistiche e ai troppi ciclisti? Bugno (presidente CPA) ci pensi su... intanto ricordo quanto ci si profuse in complimenti ai motorizzati della polizia che seguivano i ciclisti a Roma su sanpietrini bagnati senza un problema... un esempio di professonalità e sicurezza