Il ripercuotersi di un'inatteso incontro-l'illusione afferata nelle
schegge del tempo, prima ancora d'inabbissarsi- allo stesso café, distanziati dallo stesso tavolo, le mani che non si cercano, reazioni trasversali,
con la stessa pubblicità di Campari di fronte, e accanto la nostra
bacheca delle serate al Teatro, trovarsi ogni volta un pò alterati noi
due, te con il tuo sigaro, io con gli stessi pantaloni marroni, che
ripudiamo Moliére all'italiana: I tempi mai vissuti o l'intreccio dei
pensieri, l'aria settembrina delle fughe. Reagire e violentare,
banalità del ballo distorto dei papaveri, o la contingenza del
girovagare dell'anima delle nostre anime, capacità dello sguardo
obliquo, di essere secolare e continuo come la malattia che portano
nello spirito le dottrine che giustiziano per difendere. Ti osservo
bere l'ultimo sorso del tuo caffé zuccherato 2 volte, sentendo in te
l'avvicinarsi di un'espressione lontana seppure familiare. Come il mio sorriso che percorre lungo ciò che veniamo tracciando dall'incontro
delle nostre prospettive.